Avrete certamente notato che non parlo più delle nostre vicende quotidiane con l'entusiasmo ed il vigore della mia giovinezza virtuale, quando addirittura investivo i miei risparmi per procurarvi il parere del mio caro maestro prof. Sellone Ciompi De Petris. Mi sono arreso alla non recuperabilità del nostro amato ma immaginifico bobbolo artefice per sempre dei nostri destini e quindi reputo inutile affrontare gli avvenimenti quotidiani dal punto di vista pornodidattico, lasciando a ciascuno la possibilità di apprendere notizie e fatti nella maniera che meglio preferisce e dalle fonti che ritiene più consone alle proprie capacità cervicali. Avrei voluto parlarvi della justicia tajana, della faccenda dell'eternit, della famijja tajana, del nuovo divorzio immediato e relativa perdita di potere e soldi di qualche misera casta che sfrutta le vicissitudini dei derelitti ed invece mi limiterò a raccontarvi una storia che un po' mi ha preso e che magari potrebbe essere utile, un'opportunità per qualche mio lettore dubbioso sul suo futuro qui, da nojos, nella nostra amata patria. Si tratta della storia di uno di quei tanti grossi condomini sorti quando i vari enti si vendettero tutto il patrimonio edilizio, condomini formati da palazzoni di otto piani e quattro o più scale facenti capo al giardino interno, popolati dai vecchi inquilini ora proprietari, gente che apparteneva alla vecchia classe media, ma oggi al limite della sopravvivenza. A detta di un mio conoscente l'amministratore (regolare, iscritto all'albo) di uno di questi condomini per un periodo intascò i soldi delle bollette del gas, senza pagarle, tanto che la società fornitrice di cui non ricordo il nome mise i piombi al contatore d'estate, così nessun condomino si accorse della cosa. Iniziata la stagione invernale il riscaldamento riprese a funzionare, i condomini a pagare le rate e l'amministratore ad intascare, perché, non si sa come, i piombi al contatore erano stati tolti. La cosa andò avanti per anni, la società del gas probabilmente non si accorge dei furti automaticamente e quando se ne accorse, pare che il conto fosse arrivato a 250 mila euri, che ora essa vuole dalle persone del condominio. Tutto lineare se non fosse che l'amministratore da bravo tajano è nullatenente e se ne va tranquillamente in giro senza nemmeno la necessità di espatriare. L'avvocato dice che non conviene portarlo dal giudice, se non per la soddisfazione di farlo incriminare penalmente per rottura dei sigilli, purché si possa dimostrare che sia stato proprio lui a togliere i piombi ed aprire il rubinetto del gas. Nessuno vuole ripagare il gas già pagato, ma la società del gas invece dice che entro venti giorni farà pignorare l'appartamento di uno dei condomini scelto a sorte e lo metterà all'asta, sarà poi compito del malcapitato rivalersi su tutti gli altri 150 proprietari per farsi dare la loro parte e il mio conoscente è molto preoccupato in quanto nella vita la fortuna non lo ha mai aiutato. Io gli ho suggerito di rivolgersi al nuovo amministratore che si è trovato questa enorme rogna e farsi raccomandare, perché di certo, visto che ci sarà un sorteggio, magari può far sparire il suo nominativo dall'urna.
Carta parla, ovvero l'arte della circonvenzione

