14 ago 2015

Luna, Lunetta


Anche quest'anno ci siam potuti spalmare i classici oli solari con la consorte per una quindicina di giorni a luglio, nonostante la grossa crisi che attanaglia la nazione. Dopo lunghe trattative abbiamo accettato vitto ed alloggio in cambio di animazione durante i pasti in una ridente località pugliese: il solito trucchetto, organizzare trenini, canti, interviste per distogliere la massa affamata dei villeggianti dai cabaret colmi di cibo, scadente ma pur sempre di un certo valore.
Distrarre tutti quei vecchietti, pensionati dello stato ed ex suoi servitori, quei "personaggietti" complici del disfacimento attuale usi a colmarsi il piatto in ogni circostanza, rompere il cazzo in poche parole: la parte più dura ed ignobile dell'animazione. Non è che gli altri animatori fossero poi un granché, una decina di giovani disoccupati con a capo un padre di famiglia ormai ampiamente brizzolato. L'unica che ho notato per l'impegno e lo zelo nel lavoro è stata Luna, la fotografa ufficiale, che non ha voluto confidarmi il suo compenso per ogni foto rifilata agli ospiti che rincorreva da tutte le parti, apprezzata, come potete immaginare, per quel mio carattere emotivo, passionale che mi porta ad immedesimarmi nelle situazioni delle persone specialmente se dell'altro sesso e nel range d'età dai 20 ai 30, anche se senza speranza come questa volta essendo Luna felicemente fidanzata con un ragazzo del suo paesino, tanto che il tutto è ben comprensibile nell'ode breve  scaturita dalla mia condizione e per lei composta: 
Ah Luna, Luna
Luna Lunetta
beato chi te s'inchiappetta   
Se ripenso alla gioiosa spontaneità dell'ode ed alla mia di gioventù e a come arrossivo se per caso in qualche lento qualcosa sotto la forza degli ormoni si ergeva mettendomi in grosso imbarazzo, mi rendo conto che il mio destino non poteva che sfociare nella condizione felice del ragazzo padre e lì terminarsi. Per questo ricordate ragazzi che la timidezza è una dote dei forti, però non bisogna esagerare, cribbio, ché la femmina su certi aspetti non transige. 
Son finiti i tempi delle grandi animazioni nei villaggi accessibili ai morti di fame, quelle grandi e costose sbruffate di nebbia artificiale  ed è meglio così, almeno quel poco che resta lo si spende per il cibo. Penso che quest'anno in Sardegna dovremo allungare il giro almeno a 15 giorni e partecipare a più feste e sagre paesane per rientrare delle spese ed accettare pagamenti in natura di qualsiasi genere, perché poi se l'inverno sarà lungo e freddo le provviste di cacio e filuferru potrebbero non bastare
Quello che ha inginocchiato l'italia è la mancanza della certezza del diritto, la lungaggine delle procedure che ingrassano i caporioni, quelli che le producono e coltivano in abbondanza. Insomma se non paghi quanto pattuito dopo 15 giorni c'è il cambio della serratura nei paesi seri ed il buonismo francescano, questo continuare a fare i froci cor culo degli altri viene lasciato ai padri spirituali. Io però sarà meglio  che cambi aria per un po' e che non mi faccia più sentire, cosa che consiglio anche a voi ed ai vostri cari fino a che la stagione lo consente e le acque son calme.

10 ago 2015

Se non sapete educare, non procreate

In fin dei conti la frase non ha niente di sbagliato e, nonostante la società dei consumi non fornisca nulla o quasi a supporto delle famiglie che intraprendono il percorso dei loro avi, ci sono ancora famiglie con quattro e più figlioli che vanno avanti onorevolmente, con i figli consapevoli della durezza della vita e sempre collaborativi con i loro genitori. Il problema, nelle società consumistiche, sta nei mortidifame e relativi pargoli, educati nelle scuole alla parità, come se tutti potessero accedere alle varie posizioni reddituali che si piazzano poi ai vertici della scala sociale, tutti managers, tutti dentisti, tutti avvocati, tutti chirurghi e così via. Tutti al mare, a sciare, a sballarsi ed in mancanza di soldi a consumare robba senza conoscerne la provenienza nè la certezza della composizione. Sarebbe bene per il bobbolo che tutte le sostanze venissero liberalizzate per aver accesso almeno alla purezza delle stesse e noi del partito degli under 70.000 lo abbiamo nel programma, però con l'esclusione dal servizio sanitario nazionale di tutti coloro che ne fanno uso.
Bisogna ammirare chi ha il coraggio di dirle certe cose, non come quei caporioni che piantano i pini sui bordi delle strade o quelli che liberano cinghiali ed orsi nei nostri boschi perché fa tanto in e poi quando qualche derelitto ci lascia la pelle commuoversi davanti le telecamere.
Come le autorità vere insorgono contro i genitori inadeguati, così costoro dovrebbero difendersi dando il voto a Noi, del partito degli under 70.000 per un sano abbattimento di rischi e pericoli, compreso mafiosi e rigurgiti estivi caratteriali.

3 ago 2015

Papà Amilcare

Papà Amilcare era una persona semplice, di origini contadine che quando partì l'industrializzazione potè uscire da quel mondo grazie alla sua patente di guida per mezzi pesanti. Come lui qui a Roma ne uscirono tanti ed i più fortunati furono quelli che avviarono un commercio, anche piccolo, ché allora il futuro era roseo, si comprava a rate, la burocrazia non ti soffocava e quasi non si pagavano tasse.
Non ricordo mai una parola di apprezzamento, una carezza, ché allora i padri non prendevano in braccio i propri figli, perlomeno nel 90% dei casi, però non ricordo grandi punizioni, qualche scapaccione, in tutto una o due volte fino all'adolescenza, superata la quale si era grandi, si andava militari e si metteva su casa. Papà pensava solo a lavorare, portava i soldi in casa e non si occupava d'altro, non aveva la cassetta degli attrezzi, così  tutto era demandato a mamma ed a noi figlioli. Da bravo ex contadino continuava a sognare un futuro rosso, comunista, anche se non capiva a fondo la sostanza della parola, tanto che non avendo sperperato in vizi ed avendo avuto la fortuna di aver incontrato una donna retta, amministratrice, che lo aveva reso proprietario di casa, non riusciva a capire come mai nel progetto rosso la proprietà privata non fosse prevista, ciò nonostante, da vero romantico, non faceva mai mancare il suo supporto economico al partito che tanto combatteva i padroni e guai a dirgli che i suoi alti dirigenti (non caporioni) andavano a curarsi od a morire a villa margherita e non negli ospedali come capitava a noi. 
Credo che in fin dei conti ad una certa età fosse anche orgoglioso della sua famiglia, ma senza darlo a vedere in pubblico, se ne stava in disparte quasi avesse timore di disturbare, così verso la fine della sua parabola, mi accorsi che ripeteva spesso quel detto che appare scritto lì su quel muro e che trovato in rete mi ha portato a scrivere di lui, ma io son convinto che per lui si trattasse solamente di stanchezza della vita.