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21 ago 2025

Grazie Pippooo

 Grazie Pippo per quanto hai fatto per rallegrare il passaggio terreno a milioni e milioni di persone, nostre connazionali, anche se la nostra permanenza  come umani fu studiata piuttosto breve rispetto all'esistenza del pianeta che pare ci sia da 4 miliardi e mezzo di anni (da 365 giorni ciascuno) e solo da un par de centomila pare che apparvero Adamo ed Eva, ché prima er monno era troppo infestato de bestiacce indiavolate e pericoloso abitarci. Poi gli umani cominciarono ad evolversi e ce mettevano anni ed anni pe' migliorà, pe' nventà la ruota, li ferri, le case, le machine, la politica, la TV e gli artisti come te, che resistesti pe' na sessantina de anni, molto poco se pensiamo ai milioni e milioni de anni passati dalla partenza del progetto.

Grazie, ricordo ancora la passione che mia madre nutriva nei tuoi confronti e l'aiuto che mi desti nel mantenerla in vita per dieci anni dopo che rimase vedova e sola nel suo appartamento all'Alberone dove aveva vissuto con tutti noi fino a quando non ci eravamo sposati e volati via. Sola per quattro anni e poi con una badante, che allora erano ancora accessibili al ceto medio e quando non si dorme più come si vorrebbe, la tua presenza sullo schermo era di conforto e mamma, che finché poté non accendeva mai la televisione lasciandola al consorte, ricordo che non si perdeva mai una tua apparizione, raccontandomela poi il giorno dopo. Tu eri una certezza per lei e credo per tante altre persone visto il rumore che ha generato la tua dipartita, per me inconcepibile, visto che la mia tv serale passa scorrendo da un canale all'altro non appena parte la pubblicità.  


uno dei tanti dogmi della nostra breve esistenza

26 lug 2018

Le case dei vecchi

Rigurgitano robbe da tutte le parti, non c'è un mobile, un armadio, una mensola con spazi disponibili, tutto pieno, tutto ammucchiato, tutto conservato più o meno in ordine in base al carattere di chi le abita.
Le librerie stracolme e coi libri a riempire qualsiasi vuoto a dispetto di quelle che vedete in TV quando intervistano l'acculturato di turno, anche se ormai con vane speranze di ulteriore crescita per naturali ragioni tecniche.
Gli armadi con gli sportelli che non chiudono più per quanto traboccano di abiti dismessi da tempo immemorabile da tutti i passeggeri che transitarono nella casa, cappotti, pellicce, cappelli, giubbotti a segnare il tempo andato ed essi stessi nei diversi stili, il comò di rovere della nonna con i comodini ed il cassettone in noce con ripiano di marmo accostati al primo armadio inpiallacciato di quando eravamo sposini e che bastava a tutta la famiglia, oscurati poi da tuttti gli armadi a muro in stile moderno che facemmo fare in ogni angolo della casa a quel falegnametto che lavorava così bene ed a prezzi accessibili. 
Adesso ho capito perché mamma Lavinia buttava via tutto, voleva morire giovane! 
Quando me ne andai da casa sua un po' ci rimasi male, non trovai più nulla da lei, vestiti, scarpe, libri scolastici, un giocattolo, lei ti chiamava e ti chiedeva di passare a ritirare la robba, altrimenti andava buttata e così via via che la sua famiglia diminuiva. Quando morì mio padre, io presi qualche golfino invernale, un paio di pantaloncini corti da mare, che ancora metto per casa, il suo ombrello e l'orologio e nell'arco di qualche mese, anche del passaggio di mio padre in quella casa non esisteva più traccia, gli armadi vuoti e così i cassetti, salvo gli album fotografici. Mamma Lavinia era troppo sensibile, era meglio cancellare tutto per non pensare e poi non voleva mai disturbare, infatti quando essa stessa andò via serenamente e giovane in un paio di settimane svuotammo casa tra noi figli, mentre ai miei eredi occorrerà l'intervento di un tir e di qualche ditta specializzata. 

16 lug 2016

Le tagliatelle di mamma

Tutte le cose della vita, come si sa, hanno un inizio ed una fine e nell'intervallo ci si abitua, le si danno per scontate, non ci si fa più caso né gli si dedica la giusta doverosa attenzione. Così erano le tagliatelle di mamma Lavinia, puntuali, ogni domenica, ad ogni festa comandata quando si stava tutti assieme, quando eravamo la sua famiglia, il tempo più breve nella vita dei suoi componenti. Le tagliatelle le preparava il giorno prima, le tagliava molto sottili, quasi come i tagliolini: a lei le riusciva facilmente senza rischiare le dita ed è per questo che erano molto apprezzate dagli eventuali ospiti di passaggio. Le faceva asciugare all'aria ed il giorno dopo le cucinava a pranzo con la salsa al ragù sempre da lei preparata, ma alleggerita nel corso degli anni per via del suo crescente mal di fegato. Chiaro che da ragazzi non si apprezzavano come di dovere, anzi con lo spirito critico dei giovani si denigravano, io stesso, alla fine del piatto, durante la scarpetta, facevo sempre notare che mi sarebbero piaciute un po' più rustiche, più spesse, di taglio più largo ed oggi, per quanto mi sforzi a ricordare non vedo in quale occasione ne mangiai l'ultimo piatto, né riesco a  risentirne il sapore nella bocca. Altra cosa sarebbe stata, altri ricordi, se lei, arrivata quasi su, in cima, ci avesse fatto un invito ufficiale: "Ragazzi, venite domani, che vi preparo l'ultimo piatto di tagliatelle"