Papà Amilcare era una persona semplice, di origini contadine che quando partì l'industrializzazione potè uscire da quel mondo grazie alla sua patente di guida per mezzi pesanti. Come lui qui a Roma ne uscirono tanti ed i più fortunati furono quelli che avviarono un commercio, anche piccolo, ché allora il futuro era roseo, si comprava a rate, la burocrazia non ti soffocava e quasi non si pagavano tasse.
Non ricordo mai una parola di apprezzamento, una carezza, ché allora i padri non prendevano in braccio i propri figli, perlomeno nel 90% dei casi, però non ricordo grandi punizioni, qualche scapaccione, in tutto una o due volte fino all'adolescenza, superata la quale si era grandi, si andava militari e si metteva su casa. Papà pensava solo a lavorare, portava i soldi in casa e non si occupava d'altro, non aveva la cassetta degli attrezzi, così tutto era demandato a mamma ed a noi figlioli. Da bravo ex contadino continuava a sognare un futuro rosso, comunista, anche se non capiva a fondo la sostanza della parola, tanto che non avendo sperperato in vizi ed avendo avuto la fortuna di aver incontrato una donna retta, amministratrice, che lo aveva reso proprietario di casa, non riusciva a capire come mai nel progetto rosso la proprietà privata non fosse prevista, ciò nonostante, da vero romantico, non faceva mai mancare il suo supporto economico al partito che tanto combatteva i padroni e guai a dirgli che i suoi alti dirigenti (non caporioni) andavano a curarsi od a morire a villa margherita e non negli ospedali come capitava a noi.
Credo che in fin dei conti ad una certa età fosse anche orgoglioso della sua famiglia, ma senza darlo a vedere in pubblico, se ne stava in disparte quasi avesse timore di disturbare, così verso la fine della sua parabola, mi accorsi che ripeteva spesso quel detto che appare scritto lì su quel muro e che trovato in rete mi ha portato a scrivere di lui, ma io son convinto che per lui si trattasse solamente di stanchezza della vita.
5 commenti:
È la cassetta degli attrezzi che mi frega, cazzo.
Quella volta era più facile sognare un futuro migliore... Ora il massimo che si osa sperare è che il domani non sia peggio dell'oggi
Che lavoro faceva tuo padre?
Scrivi ancora di lui!
ah il tenero ritratto paterno del rude Fra! :)
(anche se me pare sotto un leggero velo di sarcasmo, come dire povero ingenuo eh?) io te dico, ce ne fossero ancora di papà Amilcare! ma so rimasti pochi..
ciao
grande padre tutto casa e lavoro e grilli per la testa pochi, mi ricorda il mio... anche lui sempre a cianciare di PC e di Russia per sentito dire dove secondo lui la classe operaia era in paradiso e padrona del vapore... ma se si ammalava un ufficiale o un personaggio importante anche lì c'èra discriminazione di trattamento... e poi si è scoperto che le cose non sono molto diverse dalle nostre... va male anche l'
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