10 apr 2025

Chi siete?




dazi son sempre esistiti, anche tra i comuni di uno stesso paese, in teoria per difendere gli interessi dei lavoratori mortidifame, poi, visto che in occidente oltre che caporioni e mortidifame si era creata una classe media grazie alla quale angh'io ho usufruito di 50 anni di vita accettabile anche con vacanze estive al club med co moje fijj oltre che casa, auto, etc. allora i paraculi tirarono fori la parola globalizzazione che gli acculturati distribuivano dai vari pulpiti come atta a spargere nel globo intero la democrazia, le ferie, la quattordicesima, le festività non godute, la pensione, l'assistenza medica, etc a tutti, specialmente a quelli che lavoravano 15 ore al giorno in cambio di un pugnetto di riso.

Per me e per il mio partito degli under 70.000 era impossibile tanta benevolenza verso i mortidifame e ovunque andassi spiegavo che lo scopo finale della globalizzazione era quello di distribuire il pugnetto di riso a tutti e tornare a come si stava fino alla 2 guerra mondiale e cioè un 10 % di caporioni e il 90% di mortidifame, anche perché non ci sono risorse sul pianeta per una classe media così numerosa con un automobile a testa, una vita da single e tanta tanta coca.

Ora questi dazi reintrodotti serviranno a distinguere le classi politiche delle varie nazioni, perché se saranno gestiti correttamente e cioè con i dazi attivi si finanziano gli esportatori pagando loro i dazi passivi, quando gli scambi tra importazione ed esportazione sono alla pari ed il governo rimborsa i propri esportatori tutto fila liscio e senza perdite, ma se il solito governo furbetto si incassa i dazi attivi senza finanziare le sue industrie che esportano allora saranno i soliti cazzetti da cagare per i mortidifame che vi lavorano.

Senz'altro l'America trampiana tornerà grande visto che ormai non poteva più galleggiare stampando dollari e vendendoli in quanto ormai ci sono tante altre monete forti tipo l'euro e i bitcojons, ma cosa succederà alle nazioni con caporioni furbetti, benché pagati più di tutti al mondo e con la possibilità di autoaumentarsi le prebende per via dell'inflazione proprio per evitare queste paraculate?? 

Con la globalizzazione abbiamo visto sparire migliaia di posti lavoro, perdemmo tutta l'industria della ceramica, e non parliamo di automobili od elettrodomestici meglio lasciar perdere, accontentiamoci di quello che passa il convento, ma non credo che i paraculi si faranno sfuggire questa occasione per mettersi in tasca quello che potranno tanto Il bobbolo purtroppo si nutre di chiacchiere, anche se in occidente sta smettendo di figliare


45 commenti:

Andrea Sacchini ha detto...

Tutto vero, tranne l'ipotesi che i dazi saranno gestiti correttamente. Non mi pare che Trump col sistema del bastone e della carota si stia muovendo in questa direzione. La retromarcia di ieri è il risultato di una presa di coscienza tardiva dei danni che sarebbero derivati agli USA da questa gestione irresponsabile e schizofrenica delle gabelle. Il consigliere che l'ha convinto ad applicare la moratoria di 90 giorni è lo stesso che gli aveva consigliato di cominciare con un sistema incrementale e progressivo nel tempo di piccole percentuali. Invece Trump, con la sua nota ipertrofia dell'io, si è mosso subito come un elegante in una cristalleria ed ha dovuto retrocedere prima che i danni diventassero irreparabili. Tutto surreale e ridicolo, se non fosse che in realtà c'è ben poco da ridere.

Farfalla Legger@ ha detto...
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Anonimo ha detto...

Oh, che bellezza! Siamo passati dal "Trump il Grande" che doveva cambiare il mondo con i suoi dazi alla "Oops, ho sbagliato, 90 giorni di riflessione!", che è come dire: "Ho lanciato la bomba atomica, ma aspettiamo un attimo prima di vedere se la guerra mondiale è una buona idea". E chi l’ha convinto? Ah sì, il consigliere che gli aveva suggerito di fare tutto con calma... come se a Trump l’idea di "piccole percentuali" non gli fosse venuta in mente mentre si grattava la testa davanti alla TV con un hamburger in mano. Ma ovviamente, lui preferisce sempre l’effetto "uragano" per impressionare, anche quando il risultato è un disastro di proporzioni epiche. E cosa abbiamo ottenuto? Un bel dietrofront che fa sembrare un balletto di giraffe su pattini da ghiaccio, se non fosse che, come giustamente osservi, ci sarebbe davvero poco da ridere.
Poi, l’irresistibile proposta della nostra amica "Farfalla Legger@", che con il cuore colmo di patriottismo e la schiena dritta, sogna di mangiare pomodori "100% italiani", per sostenere i nostri poveri contadini, che sicuramente saranno felici di sapere che il loro prodotto finirà per diventare un simbolo nazionale più iconico della pizza margherita. E chi ce lo dice che il pomodoro cinese è cattivo? Ma certo, i pomodori d’importazione sono come quei brutti sogni: solo il pomodoro italiano può risvegliare il cuore del patriota, che in fondo non è tanto diverso da un cavaliere medievale con l’elmo a forma di mozzarella. Ma alla fine, quale miglior modo di far crescere l'economia se non con un bel po’ di patriottismo ben condito da dazi, vero? In fondo, chi ha bisogno di un mercato globale, quando si può fare shopping esclusivamente alla "Fiera del Pomodoro Italiano"?
L’ironia della situazione sta tutta lì: mentre ci rifugiamo nei piccoli gesti patriottici e nel sogno del pomodoro nostrano, siamo tutti seduti sulla stessa poltrona, guardando il mondo cambiare mentre ci rincorriamo in un circolo vizioso fatto di promesse vuote e battaglie persa in partenza. Ma va bene così! Chi ha bisogno di una visione globale, quando possiamo avere il nostro pomodoro, la nostra bandiera e la nostra crisi economica, tutti a portata di mano?
Direi che c’è da ridere... ma non troppo, o rischiamo di finire nel circo delle politiche economiche senza sapere se siamo acrobati o spettatori.
G

Anonimo ha detto...

Ah, ma certo! Con i dazi, il tuo partito sarebbe certamente passato da 70.000 a 80.000, e non è un’utopia, eh. L’inflazione ci ha bloccato a 70.000, ma con l’astuzia dei dazi… boom! Un bel salto in avanti, altro che stagnazione! Forse, per colpa dei dazi, siamo rimasti "fermi" a 70.000, ma se li avessimo applicati subito, saremmo già a 80.000, magari pure con il bonus aggiuntivo per i più patriottici che votano per l’autarchia del pomodoro. Ma come mai, ti chiedi? Semplice! Se i dazi fossero stati gestiti correttamente, avremmo visto un’inflazione più "competitiva", dove il "nostro" partito, per esempio, avrebbe subito un bel ricarico di voti freschi. Insomma, il pomodoro italiano non solo ti fa bene, ma ti fa anche crescere di numeri!
Poi, quando parliamo di inflazione, c'è sempre quel piccolo dettaglio che sfugge: è come se il nostro stipendio fosse rimasto a 70.000 (magari) ma la nostra ambizione si fosse triplicata. Un po’ come dire: "Mi compro una villa, ma dimentico che il conto corrente non ha cambiato cifra." E voilà, siamo ancora a 70.000, ma con il sogno di essere a 80.000... o magari 90.000, se solo i dazi avessero fatto il loro lavoro! La vera domanda è: quando finiranno i dazi e i numeri dei voti? Forse solo con la riforma del pomodoro e un bel riscontro sull’autosufficienza economica del nostro partito, che, con un po’ di ironia, spero possa esplodere come una bolla di sapone, ma ben salda sulla tavola dei dazi!
Dai, chi lo sa? Con un po' di fantasia e qualche tassa sulle zucchine importate, potremmo diventare tutti milionari. O, almeno, far crescere il "nostro" partito di qualche punto, giusto per non farci sentire troppo poveri. E intanto, il resto del mondo continua a ridere, mentre noi mangiamo il nostro pomodoro, che è sempre meglio, vero?
G

Anonimo ha detto...

Trump ha fatto marcia indietro sui dazi principalmente per motivi legati alle conseguenze economiche di una politica commerciale aggressiva. Inizialmente, l’approccio di Trump ai dazi mirava a ridurre il deficit commerciale degli Stati Uniti e a stimolare la produzione domestica, soprattutto in settori come l’acciaio e l’alluminio. La logica alla base della sua politica era proteggere le industrie americane dalla concorrenza straniera, in particolare quella cinese, e rinegoziare gli accordi commerciali a favore degli Stati Uniti.
Tuttavia, il sistema dei dazi ha avuto ripercussioni negative sul mercato interno. I dazi imposti su prodotti importati hanno aumentato i costi per molte imprese americane che dipendono dalle importazioni di materie prime e componenti, con un conseguente aumento dei prezzi per i consumatori. L’impatto più visibile è stato sulle piccole e medie imprese, che hanno visto crescere i costi di produzione, minacciando la loro competitività. Inoltre, la guerra commerciale con la Cina ha portato a ritorsioni e all’imposizione di tariffe sui prodotti americani da parte di Pechino, danneggiando ulteriormente alcuni settori, come l'agricoltura, che hanno visto calare le esportazioni.
La marcia indietro di Trump può essere vista come una risposta a questi effetti collaterali economici. Con il rallentamento della crescita economica e l’aumento delle pressioni inflazionistiche, il presidente ha dovuto prendere in considerazione l'impatto sui consumatori e sulle imprese americane, molti dei quali hanno fatto sentire la loro preoccupazione. Il suo consiglio di rallentare l’imposizione dei dazi è stato probabilmente influenzato da esperti e consiglieri economici, che hanno evidenziato i rischi di una strategia troppo aggressiva.
Inoltre, la mossa può anche essere stata dettata dalla necessità di evitare danni irreparabili alla sua base elettorale, composta in gran parte da lavoratori e piccole imprese, che potrebbero aver sofferto delle conseguenze dei dazi. La decisione di Trump di fare una "pausa" di 90 giorni sui dazi con la Cina potrebbe essere stata una misura per calmare le acque e negoziare un accordo che potesse portare benefici economici a lungo termine senza compromettere troppo l'equilibrio interno.
In sostanza, la marcia indietro di Trump riflette un tentativo di adattare la sua politica commerciale alle realtà economiche del paese, bilanciando gli obiettivi di protezionismo con le esigenze pratiche dell’economia domestica, un equilibrio difficile da raggiungere in un contesto globale sempre più interconnesso.

Anonimo ha detto...

G

Anonimo ha detto...

Il popolo italiano ha attraversato una trasformazione storica che, più che evoluzione, sembra una vera e propria schizofrenia collettiva. Se guardiamo al passato, l’Italia era un paese che, nel 1945, si ritrovava diviso, sfibrato dalla guerra, ma con una storia di fascismo che aveva segnato profondamente la sua identità. Eppure, in un solo giorno, la nazione ha fatto il suo incredibile salto: da fascisti a antifascisti. Ma non in senso ideologico o storico, bensì come una sorta di reazione pavloviana, un'autoassoluzione che, anziché portare a una consapevolezza critica del proprio passato, ha dato vita a una maschera di ipocrisia che ha permeato ogni aspetto della vita pubblica e privata.
In un batter d’occhio, l’Italia ha abbandonato il fascismo come se nulla fosse, ma lo ha fatto senza una vera riflessione, senza una verità storica che potesse condurre a una crescita. Da un giorno all'altro, milioni di persone che avevano cantato "Faccetta nera" e celebrato la "gloria" del ventennio, si sono risvegliate, magicamente, antifasciste. In che modo? Forse per comodità, forse per esigenze politiche, ma il fatto è che questa transizione non è stata altro che un gigantesco inganno collettivo. Non è stato un atto di coscienza, ma una fuga dalla responsabilità, una pulizia della coscienza che ha permesso a chiunque di dire di non aver mai avuto nulla a che fare con quella parte della storia, pur avendola vissuta. Non ci sono stati processi veri, né una messa in discussione profonda della cultura che aveva dato vita al fascismo; c’è stato solo un mutamento di pelle, veloce, indolore, come se il fascismo fosse stato un incidente di percorso, qualcosa da rimuovere rapidamente.
E questo è il cuore del problema. L'Italia ha scelto la via della rimozione anziché della riflessione. Le contraddizioni non sono mai state risolte, sono state semplicemente scivolate sotto il tappeto. Così, ci ritroviamo oggi con una classe politica che ha imparato a giocare con le etichette, a parlare di antifascismo come se fosse una moda da indossare, senza mai entrare nel merito di cosa significhi veramente combattere contro ciò che una volta rappresentava un regime totalitario. E, intanto, la società italiana è rimasta intrappolata in un circolo vizioso di superficialità, incapace di affrontare i propri fantasmi storici. Se ieri c’erano i "fascisti" oggi ci sono gli "antifascisti", ma senza alcuna vera consapevolezza o impegno che vada oltre le parole.
E oggi, con il nostro paese che si trascina con stipendi tra i più bassi d'Europa, come possiamo davvero sorprendersi? Siamo stati abili a dimenticare il passato, ma l'incapacità di affrontare le nostre radici ci ha condotto a questa miseria sociale, economica e culturale. Siamo un popolo che, invece di fare i conti con le sue contraddizioni, preferisce voltarsi dall’altra parte. E questo ci ha reso quello che siamo: un popolo che si accontenta, che non lotta veramente per una giustizia sociale o per un vero cambiamento. E ora, a distanza di 80 anni, ci ritroviamo a vivere in una nazione che ha fallito, con il sorriso sulla faccia e la scusa sempre pronta, ma senza mai davvero affrontare ciò che ci ha portato qui. Un popolo che si merita esattamente quello che ha, perché l’indifferenza e la superficialità hanno segnato la nostra storia, e oggi ci ritroviamo a pagarne il prezzo.
G

Anonimo ha detto...

E allora scrivo, senza filtri, senza paura. Quando ti guardi intorno e vedi solo volti pronti a voltarti quando il vento cambia, capisci che la solitudine è il prezzo che paghi per cercare qualcosa di vero. Quella gente che si finge amica, che ti guarda con sorriso amaro, pronta a tradire appena arriva l'occasione. E tu ti domandi, dove sono finiti i principi, la lealtà, l'onore? Tutto svanito in un batter d’occhio, tutto ridotto a chiacchiere vuote.
Nel tuo partito, sotto i settantamila 🤪 il discorso non cambia. Si corre dietro a poltrone, a promesse che non valgono nulla, e la verità non ha spazio. La politica è diventata il terreno dove si coltivano tradimenti, dove la parola data è solo un inciampo verso il prossimo passo falso. E tu? Lì, nel mezzo di un mondo che ti mangia vivo, con l’illusione di essere ancora in gioco, ma capisci che il gioco è già stato fatto. Non sei altro che una pedina, un oggetto da utilizzare finché serve, poi gettato via come spazzatura.
Non serve a nulla urlare la verità. Siamo troppo pochi, quelli che ancora credono che un'idea valga più di una poltrona, che la coerenza sia più importante di un voto facile. Ci schiacceranno, ci dimenticheranno. Ma almeno, almeno, avremo saputo chi siamo davvero. Nella nostra verità scomoda, nell’odio che la gente prova per chi non si adatta. E quando tutto sarà finito, quando l’ennesima presa in giro avrà avuto il suo epilogo, resteremo noi, soli, fieri della nostra lotta.
G

Pier ha detto...

Trump sta facendo bene il suo lavoro, ossia far vedere al mondo chi ha i coglioni e il potere... i friulani invece mi deludono abbastanza perché avevo assegnato loro la nomea di amministratori onesti...

Farfalla Legger@ ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Farfalla Legger@ ha detto...

Buona vita

UnUomo.InCammino ha detto...

La globalizzazione ha dei limiti entro la quale è fisiologica e al di fuori dai quali è patologica. Le speculazioni, da tempo, l'hanno spinta abbondantemente oltre i limiti.
Quindi OGNI azione che la contrasti non può che essere positiva. Il sistema è drogato e quindi iniziano subito le crisi di astinenza. Più la tossicodipendenza forte, più le crisi d'astinenza forti.

UnUomo.InCammino ha detto...

Da fascisti a comunisti in pochi giorni.
Franza o Spagna purché se magna.
Rimasti fasci dentro e travisati perché tinti di rosso o di arcobalengo. Antifasci peggio dei fasci, più violenti e prevaricatori dei secondi.

UnUomo.InCammino ha detto...

Quando diventa normale sbuffare il pomodoro a km 7000 l'ironia sul pomodoro dell'orto di casa sorge spontanea.

Anonimo ha detto...

ma dai farfalla...era ironica la questione del pomodoro. mamma mia, non so che scrivere. ps: chi lo sente fracatz adesso.

UnUomo.InCammino ha detto...

La cosa di cui non vi accorgete è che la pizza fatta con farina canadese e pomodoro ciaino, oltre che essere un falso ideologico e, ovviamente, far cagare, domani non ce l'avrai se la magia del km 7000 si interrompe per uno dei mille mila possibili motivi-casini del gigante coi piedi di argilla.
Infine, una società in cui viene distrutto il settore primario non può che passare alla distruzione del secondario, poi il terziario visto che le patonze di OF non hanno più testosteronici con quattrini ovvero clienti, etc . .

Oltre al fatto che dopodomani arriva Tizio in Canada o Caio in Cina e dicono "a te, G. che mi stai sul qulo, non ti do più la farina, il pomodirame" e voi, invece che della pizza di cartone vi mangerete semplicemente il cartone.

fracatz ha detto...

Comunque, abbandoniamo le chiacchiere:
ma che bravo caporione!
I nostri in confronto so' dei veri poverelli appena sbarcati da mortidifame a caporioni.
Costui il giorno prima si vende tutte le sue azioni e quelle dei suoi amici ed il giorno dopo annuncia i dazi e visto la instabiità psichica del tizio tutti i mortidifame compresi i suoi elettori corrono a vendere facendo crollare le borse in tutto il mondo,, dopo 3 giorni di continui ribassi, lui si ri-compra il triplo delle azioni da lui vendute e annuncia che era tutto uno scherzo per ammorbidire le menti, peccato però che specialmente i suoi concittadini che non hanno la pensione o l'assistenza medica e versano contributi a fondi privati che investono in borsa mo' dovrebbero reagire
Staremo a vedere e chi vivrà vedrà
ah, a proposito NOI vista l'inflazione già passammo dai 70.000 agli 80.000, però manteniamo l'ormai storico 70.000 tanto caro ai nostri elettori

Farfalla Legger@ ha detto...

@anonimo VFC

Anonimo ha detto...

🤣🤣🤣da morire. Appena letto la descrizione del profilo ti ho presa subito subito. Vi adoro come la buccia del pomodoro...

Anonimo ha detto...

Si, fracatz è stato un gioco sporco. Il 20% in più non è male come profitto.

Farfalla Legger@ ha detto...

Povero c...one
E povero chi ti ospita.
PS fracatz - ultimo favore prima di augurarti buona vita definitivamente. Cancella i miei link dal tuo elenco blog. Grazie.
Bye bye con una buona vita.

fracatz ha detto...

20% in una settimana, promette bbene dopo un anno

Anonimo ha detto...

Cara Farfalla
grazie per il tuo messaggio così pieno di... calore umano. Apprezzo sempre chi riesce a congedarsi con stile, e il tuo è stato un vero capolavoro di finezza e diplomazia.
Non ti preoccupare per i link, fracatz rimuoverà subito, così potrai finalmente dormire sonni tranquilli, libera dall’oppressione del suo blog.
Ti auguro anch’io una buona vita, possibilmente con un po’ più di serenità e un po’ meno bile.
Buona fortuna, ne avrai bisogno!
G

Anonimo ha detto...

da non credere, poi ci meravigliamo perché ci troviamo a questo punto. Tutto questo per un commento ironico sui pomodori.

Farfalla Legger@ ha detto...

@ un grazie al titolare del blog per aver esaudito la mia richiesta di cancellazione
@ per gli anonimi un cordiale VFC
Bye bye

Anonimo ha detto...

Anna Maria, un bacio e che la salsa sia con noi. Quando hai voglia di un bucatino tra i denti, sai dove trovarmi.
G

Anonimo ha detto...

La globalizzazione ha sicuramente portato a importanti vantaggi, ma come ogni fenomeno, ha dei limiti naturali che se oltrepassati diventano dannosi. Quando l’interconnessione dei mercati e delle economie globali si spinge troppo oltre, finendo per essere guidata da speculazioni e interessi privati, il sistema diventa insostenibile. Le speculazioni, in particolare, hanno spinto la globalizzazione ben oltre i suoi limiti fisiologici, creando un sistema drogato, dipendente dai movimenti rapidi di capitale e dai guadagni facili. Questo ha portato a un’illusione di prosperità che non è sostenibile nel lungo periodo.
Le crisi che ne derivano non sono altro che crisi di astinenza. Più forte è la dipendenza dal sistema, più violenta sarà la crisi quando questo sistema entra in difficoltà. L'economia globale è ormai strutturata in modo tale che ogni minima turbolenza, come quella creata dalle politiche protezionistiche o da crisi economiche, porta a reazioni devastanti. Questo ci dimostra quanto siamo vulnerabili a un sistema che ha messo in atto una continua accelerazione, ma che non ha saputo garantire la stabilità necessaria per affrontare le sue contraddizioni.
Le azioni che cercano di contrastare questi eccessi, rallentando o reimpostando la globalizzazione, sono inevitabilmente positive. Per troppo tempo, abbiamo visto i benefici concentrarsi in mano a pochi, mentre il sistema crea disuguaglianze sempre più marcate. Ogni tentativo di fermare o limitare l'inarrestabile crescita della speculazione finanziaria, che ha alimentato questa corsa senza freni, non può che essere visto come un passo verso una maggiore equità e sostenibilità. Se non fermiamo questa spirale, la crisi è destinata a ripetersi, più forte e devastante di prima.

Anonimo ha detto...


BREAKING NEWS: Ho spoilerato la Pasqua.

Sì, lo ammetto. Non ce l’ho fatta.
L’attesa era troppa, la pressione insostenibile, il bisogno spirituale più forte della mia forza di volontà:
ho parlato prima che Fracatz pubblicasse gli auguri di Pasqua sul suo blog.
Lo so, è come aprire l’uovo prima della domenica.
Come mangiare la colomba senza togliere la carta.
Come spoilerare il finale della Via Crucis.
Ma capitemi.
Ogni anno, come un rito sacro, Fracatz ci delizia con i suoi auguri.
E non parlo di quattro righe striminzite tipo “Buona Pasqua a tutti e amen”.
No. Parlo di un post epocale, condito da un uovo pasquale con un pulcino giallo che ormai ha più fan di certi influencer.
Quel pulcino è leggenda. Lo riconosceresti anche se apparisse su una maglietta di Supreme.
Ecco, io non ho resistito.
Ho sentito l’energia pasquale nell’aria, ho visto un raggio di luce filtrare tra le nuvole (forse era il lampione), e ho pensato:
“Sta per succedere. Fracatz sta per scrivere.”
E ho fatto la mia dichiarazione.
Ho annunciato al mondo l’imminente miracolo digitale, anticipando l’evento con la stessa delicatezza con cui si rompe un uovo… con un martello.
Quindi ora non ci resta che aspettare.
L’uovo arriverà.
Il pulcino pure.
E noi saremo lì, commossi, con la colomba in una mano e il telefono nell’altra, pronti a condividere il post come i discepoli con il pane e il pesce.
Perdonatemi per l’anticipo. Ma, in fondo, non ho fatto altro che dire la verità:
la Pasqua inizia solo quando Fracatz lo scrive.
G








MaratonetaGiò ha detto...

Bisogna boicottare i prodotti americani, basta con questa sudditanza. Sono passati 80 anni dalla fine della seconda guerra mondiale e continuiamo a sentirci in debito. La Cina fa bene a non sottomettersi.

Anonimo ha detto...

Buona Domenica delle Palme, Giò! Dimmi che almeno stavolta hai preso la palma e non hai fatto finta di benedire il telecomando. Sul TG1 puoi farlo adesso...😅

allegropessimista ha detto...

Troppo tardi per tutti, anche per gli Stati Uniti. Nessuno può più a fare a meno degli altri.
Alla fine si troveranno degli accordi

UnUomo.InCammino ha detto...

Purtroppo esiste molta instabilità emotiva.
Peraltro frutto marcio dei tempi.
Domani io mi sento offeso e violato nella mia suprema e fragile e complessa intimità da coloro, barbari, fascisti, razzisti, prevaricatori, che coltivano, acquistano e - orrore! - mangiano pomidoro e il politicamente corretto interviene eliminando prima il termine, poi l'ortaggio e poi colle politiche DEI, promuovendo a tuo capu* tutti coloro che sono non-pomidorivori.

Anonimo ha detto...

“Dazi, Fracatz e altri affanni”
Avevo appena finito di sistemare la questione dei dazi, impresa titanica degna di un eroe greco in giacca e cravatta, quando mi sono detto: “Ora aspetto solo gli auguri di Fracatz e poi vado anch’io in meritato riposo.”
Chi è Fracatz? Una leggenda. Un'entità mitologica che compare solo tra una mail urgente e l’altra, dispensando auguri criptici e aforismi motivazionali che sembrano usciti da un biscotto della fortuna scritto da Kafka.
Mi siedo. Respiro. Controllo la posta. Niente.
“Forse Fracatz è in riunione col destino,” penso, sorseggiando un caffè freddo e ormai filosoficamente inutile.
Nel frattempo, mi viene un’illuminazione: scriverò un racconto. Lo commenterò io stesso, con l’analisi profonda e l’umiltà di chi sa di avere sempre ragione. Perché il mondo va capito, sì, ma anche un po’ preso in giro.
E se nel frattempo arrivano gli auguri di Fracatz… beh, li ignorerò. Per principio.

Anonimo ha detto...

Nel cuore del mondo globale contemporaneo, le transazioni commerciali non erano più solo una questione di numeri e contratti. Erano una vera e propria magia economica, governata dai "Dazi Incantati", un sistema di imposte che non solo gravavano sulle merci, ma influenzavano la fortuna e il destino di interi paesi.
Ogni nazione aveva il proprio sistema di dazi, ma non erano semplici tasse. Ogni merce che attraversava i confini non veniva solo "tassata", ma sottoposta a incantesimi invisibili che ne cambiavano il valore, ne moltiplicavano il prezzo o ne alteravano la qualità, a seconda della tassa applicata. Il Dazio del Drago, per esempio, era una tassa esclusiva imposta su beni di lusso, che trasformava i prodotti in oggetti di culto, impossibili da rivendere o smaltire senza pesanti perdite economiche. Solo i più ricchi e audaci osavano pagare, accettando il rischio di rimanere intrappolati nel sistema.
Arian, un giovane imprenditore che aveva ereditato una piccola azienda di tessuti pregiati, decise di affrontare il sistema di dazi e cercare di emergere nel mercato globale. Le sue sete erano le più rare e richieste, ma la concorrenza internazionale rendeva difficile farsi notare. Così, decise di intraprendere il viaggio verso Mercadoria, una nazione famosa per il suo commercio di beni magici e per l’applicazione dei Dazi Incantati.
Quando Arian arrivò alla dogana, fu accolto da un funzionario del governo, un uomo anziano dai tratti severi, con occhi che sembravano scrutare l'anima di chiunque gli stesse di fronte. "Hai una merce molto speciale," disse con tono grave. "Ma sappi che i Dazi di Mercadoria non sono semplici imposte. Sono trasformazioni. Ogni pagamento che fai cambia non solo il valore della tua merce, ma anche il tuo futuro."
Arian era determinato. Aveva sentito parlare del Dazio del Drago, una tassa esclusiva che non solo aumentava enormemente il valore della merce, ma la legava irrimediabilmente al destino di chi l’aveva pagata. Il bene sarebbe stato impossibile da separare dal suo proprietario, e se tentava di rivenderlo o di farlo uscire dal paese, l’intera attività commerciale sarebbe andata in rovina. Ma Arian era disposto a tutto per il successo. Così, decise di affrontare il Dazio del Drago.
Quando il funzionario tracciò le necessarie formule elettroniche per applicare il dazio, l'aria stessa sembrò cambiare. Le temperature salirono, un’ondata di energia attraversò la stanza e, all'improvviso, il carico di Arian divenne qualcosa di più. Le sete, da semplici tessuti pregiati, si trasformarono in oggetti di lusso ineguagliabili, i cui prezzi raddoppiarono e triplicarono nei mercati internazionali.
Tuttavia, Arian si rese presto conto che, con quella trasformazione, la sua intera attività era diventata legata alla magia economica del sistema. Il suo business non era più completamente sotto il suo controllo. La seta ora era un simbolo di potere, ma anche di prigionia. Non avrebbe mai più potuto vendere quei tessuti senza rischiare di perdere tutto
G

Anonimo ha detto...

Il Peso del Popolo
Ma mentre Arian affrontava il proprio destino, le persone comuni in Mercadoria e oltre soffrivano sotto il peso crescente dei dazi. Ogni merce che importavano o acquistavano era accompagnata da una tassa magica che ne aumentava il prezzo, spingendo la vita quotidiana fuori dalla portata della maggior parte della popolazione. I consumatori, che una volta avevano potuto permettersi beni semplici come tessuti o cibo, si trovavano ora costretti a sacrificare altro per coprire i costi sempre più alti.
Le famiglie più povere, che vivevano nelle periferie delle grandi città, non avevano più accesso nemmeno ai beni di prima necessità. Il pane, la carne, le stoffe per i vestiti, tutto costava di più. Eppure, i politici sembravano incapaci di fare qualcosa. Le promesse di riforme erano solo parole vuote. Ogni volta che un leader si presentava per risolvere il problema dei dazi, veniva sopraffatto dai poteri che controllavano il commercio globale, troppo forti per essere contrastati. Le soluzioni venivano sempre rimandate, e la rabbia cresceva tra le masse.
Ogni protesta, ogni richiesta di abbassare i dazi, veniva soppressa con l'accusa di "minare la crescita economica" o di "sabotare il libero mercato". La verità era che i politici non avevano il potere di cambiare nulla, perché il sistema dei dazi aveva preso il controllo delle economie mondiali, e quelli che si opponevano rischiavano di perdere la loro influenza. Il popolo si sentiva intrappolato in un ciclo senza fine, dove ogni nuova tassa magica peggiorava la loro condizione senza alcuna via d'uscita.
G

Anonimo ha detto...


La Solitudine del Potere
Arian tornò nel suo paese con un carico di ricchezza, ma anche con il peso di una maledizione invisibile. La sua azienda ora era una reliquia sacra della globalizzazione, ma ogni commercio che avrebbe fatto, ogni scambio, era intrappolato nel sistema che aveva scelto di abbracciare. La sua fortuna era costruita su una magia economica che, pur regalando potere, aveva anche limitato la sua libertà.
Nel frattempo, il popolo continuava a soffrire, e i politici, impotenti, si limitavano a fare promesse vuote. Ogni soluzione proposta sembrava solo un palliativo, e il sistema dei dazi cresceva sempre più forte. Le proteste si moltiplicavano, ma nessuno sembrava disposto a fare davvero qualcosa per cambiare le cose. Il popolo si chiedeva: Chi avrebbe avuto il coraggio di rompere questa catena?
G

Anonimo ha detto...

Rompere questa catena complessa, che unisce potere economico, politica e disuguaglianze sociali, richiederebbe una combinazione di fattori, forza collettiva e determinazione. Ecco alcune possibili "forze" che potrebbero agire per spezzare la catena:
1. Movimenti popolari: In molti momenti storici, è stata la massa, il popolo comune, a risvegliare le coscienze e a lottare contro il sistema. Se le persone che soffrono a causa dei dazi e delle disuguaglianze si unissero in modo coordinato, organizzando proteste o richieste di riforma radicale, potrebbero mettere sotto pressione i politici e le corporazioni. Tuttavia, senza un obiettivo chiaro e una leadership forte, queste manifestazioni potrebbero rischiare di essere soppresse o diluite in soluzioni parziali.
2. Leader politici coraggiosi e indipendenti: Esistono politici che potrebbero sfidare l'establishment e le forze che traggono profitto dai dazi e dalla globalizzazione economica. Se un leader avesse il coraggio di andare controcorrente, di rompere gli accordi internazionali e di introdurre politiche protezionistiche che favoriscano la redistribuzione delle ricchezze e il benessere dei più deboli, potrebbe iniziare una rivoluzione politica. Tuttavia, questo tipo di leadership spesso sconta l’opposizione di potenti lobby economiche, che non rinunciano facilmente ai loro privilegi.
3. Imprenditori etici e alternativi: Imprenditori che hanno a cuore l'equità e la sostenibilità potrebbero, agendo insieme, creare un sistema economico parallelo che non si basi sulle strutture di potere tradizionali. Ad esempio, se alcune grandi imprese decidessero di fare il passo audace di creare alleanze economiche più giuste, dove i dazi venissero ridotti per garantire prezzi più equi per tutti, potrebbero ribaltare le logiche commerciali esistenti.
4. Innovazioni tecnologiche e soluzioni decentralizzate: La tecnologia potrebbe avere un ruolo chiave. L'adozione di criptovalute, blockchain o altre tecnologie che permettano transazioni senza intermediari potrebbe aggirare i sistemi doganali tradizionali. Se le economie locali riuscissero a costruire reti commerciali indipendenti, con strumenti che non dipendono dai dazi e dalle regolamentazioni tradizionali, potrebbero diminuire la potenza dei grandi centri economici. Ma questo richiederebbe tempo, educazione e una transizione complessa.
5. Alleanze internazionali: In un mondo globalizzato, alleanze tra nazioni che condividono i valori di giustizia sociale e ridistribuzione potrebbero essere la chiave per cambiare le regole del gioco. Se un gruppo di paesi, specialmente quelli più piccoli e meno potenti economicamente, si unissero per creare una rete di commercio equo e di riduzione dei dazi, potrebbero sfidare le potenze economiche globali. Tuttavia, la geopolitica e gli interessi dei grandi Stati rendono questa soluzione complessa da realizzare.
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Anonimo ha detto...


In definitiva, una combinazione di movimenti popolari, leader audaci, innovazioni tecnologiche e alleanze internazionali sarebbe probabilmente necessaria per rompere la catena. Ma, come accade spesso nella storia, il cambiamento profondo può arrivare da luoghi inaspettati, e a volte l'impulso iniziale nasce da chi non ha nulla da perdere e molto da guadagnare nella lotta contro l'ingiustizia.
Secondo voi, chi potrebbe essere il catalizzatore di un cambiamento così radicale?

Anonimo ha detto...

Il catalizzatore di un cambiamento così radicale potrebbe essere, paradossalmente, una combinazione di elementi apparentemente contrastanti. Ecco una possibile risposta:
1. I giovani e le nuove generazioni: I giovani, con la loro capacità di sfidare le convenzioni e di abbracciare nuove idee, sono spesso la forza più potente per il cambiamento. Oggi, con l'accesso a informazioni globali e una crescente consapevolezza delle disuguaglianze e dei problemi economici, potrebbero essere proprio le generazioni più giovani a mobilitarsi in massa per abbattere i sistemi di dazi e le strutture oppressive. Non solo potrebbero essere una forza politica, ma anche culturale, alimentando un movimento che combina l'attivismo con nuove tecnologie, come le criptovalute e la finanza decentralizzata, per abbattere il sistema commerciale attuale.
2. Imprenditori progressisti e "corporazioni etiche": Un gruppo di imprenditori che decide di operare al di fuori dei tradizionali circuiti di potere economico, creando modelli di business sostenibili ed equi, potrebbe diventare il vero motore del cambiamento. Aziende che rifiutano di applicare dazi esorbitanti, che puntano sulla sostenibilità ambientale, sulla giustizia sociale e sul commercio equo potrebbero erodere progressivamente la base dei poteri economici tradizionali. Questi imprenditori potrebbero catalizzare un movimento che non solo sfida i dazi, ma cambia anche la struttura stessa del capitalismo moderno.
3. Un movimento globale di disobbedienza economica: Immagina che un numero crescente di paesi emergenti, uniti da una crisi economica globale, decida di allearsi per sfidare i grandi centri di potere economico, rifiutando i dazi imposti e cercando soluzioni alternative per il commercio. Non si tratterebbe solo di politica, ma di un vero e proprio movimento sociale globale che trasforma il commercio in uno strumento di solidarietà e giustizia, piuttosto che di sfruttamento. Potrebbero nascere nuove "alleanze economiche" che disconoscono i dazi imposti dalle potenze economiche dominanti.
4. I leader politici "outsider": Anche se difficile, un politico che abbia il coraggio di sfidare apertamente il sistema potrebbe essere il catalizzatore. Un leader che non sia legato ai grandi gruppi di interesse, che parli un linguaggio di giustizia sociale e che metta in discussione l'efficacia dei dazi come strumento di sviluppo, potrebbe risvegliare le masse e ottenere il supporto di chi è stato escluso dal sistema. Questo leader potrebbe provenire da un paese meno influente a livello geopolitico, ma la sua visione potrebbe ispirare una rivoluzione silenziosa di idee e azioni che cambiano il corso degli eventi.
5. Tecnologie emergenti: Le nuove tecnologie potrebbero essere la chiave. Un'innovazione che renda possibile un commercio totalmente decentralizzato, senza la necessità di passare attraverso dogane e dazi imposti dai governi, potrebbe cambiare tutto. Le criptovalute, le blockchain e altre soluzioni tecnologiche potrebbero ridurre o eliminare la necessità di intermediari, riducendo drasticamente il potere dei governi e delle grandi corporazioni. Un movimento globale che adotta queste tecnologie per scambi "liberi da dazi" potrebbe essere il catalizzatore che mette in discussione l'intero sistema.
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Anonimo ha detto...

In definitiva, credo che la combinazione di giovani attivisti, imprenditori etici, leader politici outsider e tecnologie emergenti potrebbe costituire il catalizzatore ideale per rompere la catena. A loro si unirebbe la pressione popolare, che cresce ogni giorno di più, soprattutto con la consapevolezza delle disuguaglianze e dei danni causati dai sistemi economici tradizionali. Se questi elementi si unissero, sarebbe possibile creare una nuova realtà economica più equa e giusta, capace di abbattere i dazi e le strutture oppressive che governano oggi il commercio globale.
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Anonimo ha detto...

Buone festività a tutti. Io, chiudo un po'
Ci vediamo tra 15 giorni...baci e abbracci.
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MaratonetaGiò ha detto...

Caro anonimo ti sei sbagliato di grosso e si vede che non mi conosci sono Atea.

fracatz ha detto...

ma secondo a Te, Gianluì, pensi che il bobbolo me noterebbe de più se come da studente tornassi a scendere la scalinata de Trinità de' Monti cor braccio teso e cantanno
El pueblo unido, jamás será vencido
El pueblo unido, jamás será vencido
La patria está
Forjando la unidad
De norte a sur
Se movilizará
oppure me allenassi e st'estate attraversassi a noto lo stretto de Messina?

Anonimo ha detto...

Io, a quei tempi, mentre tu scendevi la scalinata con il braccio teso e cantavi ‘El Pueblo Unido’, preparavo le servole alla Festa dell’Unità con i compagni e un bel bicchiere di vino rosso in mano. Non so se ti conviene fare la traversata dello Stretto come ha fatto Grillo... prima di tutto perché i replay di quelle imprese non sono mai andati troppo bene (vedi il Grande Fratello), e poi, con l’età che avanza, non vorrei avere sulla coscienza un'altra ‘grande impresa’ mal riuscita. Anch'io, come te, voglio dormire tranquillo la notte.
Però, se Salvini riesce davvero a fare il ponte sullo Stretto, allora ho una proposta per te: al primo pilone, tu sali sopra, ti metti un bel parapendio o paracadute, e con delle mutande rosa e nere, agganciate con delle bretelle che hanno scritto ‘W l'Italia Unita’, ti lanci giù. Con i social, diventi più virale di Grillo in un batter d’occhio! Sarebbe un colpo da maestro, ti assicuro!
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Anonimo ha detto...

Ops! Mi sa che ho fatto un piccolo gaffé pasquale! Non volevo offendere, ma è sempre bello augurare un po' di serenità a tutti, a prescindere dalle credenze. Spero che tu abbia passato comunque una bella giornata!