Lo stesso del 14 aprile
Stamattina il moralizzatore si è scagliato contro i cori razzisti (cosìddetti), che a Torino accompagnavano le gesta di un professionista diversamente colorato. Stavolta il poverino mi stupisce, ma allora non ci fa, c'è proprio.
Ma come, questa è gente che a fine mese porta a casa milioni, correndo dietro ad una palla, quando altri per portarsi a casa la stessa cifra devono scendere a compromessi drastici (tipo essere disposti ad ammazzare la propria mamma, depredare un morto, rubare i risparmi di una vita al vecchietto che si presenta allo sportello od addirittura presentarsi in TV e sparare cazzate, spacciandole per la pura verità) e ci sono benpensanti che vogliono togliere a questo valoroso bobbolo la gioia di crearsi od affossare i propri dei?
E la gioia dei valorosi caporioni del suddetto bobbolo, sempre in prima fila nei migliori posti nel vedere i risultati del loro assiduo lavoro di coesione ed incessante formazione?
Ma allora che avrebbe dovuto dire il moralizzatore se fosse vissuto al tempo dei Cesari e dei gladiatori ai cori del Colosseo, quando esportavamo la nostra civiltà in tutto il mondo?
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