L'8 di marzo, qui a Roma ed in Italia, pe' dispetto, hanno fatto lo sciopero dei mezzi bubblici, così le donne (non le femmine) son dovute restare a casa a far i lavori domestici ed a mugugnare sulla loro triste condizione esistenziale. Niente corteo o passeggiata in centro, niente shopping o tè con le amiche, ma la solita giornata senza storia nel quartieruccio di periferia. Ma figuriamoci, ma se la vita l'è dura per una portatrice sana di faiga, allora cosa è per tutti noi maschioni sempre in lotta per adempiere all'alto compito dell'impollinazione affidatoci a suo tempo da Lui?
Ma su quali dati poi si fonda il sospetto di questa discriminazione?
Al mondo si sa vi sono più donne che uomini, quest'ultimi hanno un alto tasso di mortalità, qui da nojos, in thaja, ogni anno vi sono più di mille lavoratori maschi morti sul lavoro anche se non percepiscono l'indennità di rischio come gli appartenenti alle forze dell'ordine. Per non parlare poi delle vedove, che liberatesi dal fastidio riescono a raggiungere persino il secolo di vita con grave nocumento per l'inps e quindi per i nostri poveri ragazzi che ne pagano i contributi.
I barboni sono al 90% tutti uomini, rovinati dal vizio, dalle droghe, dal gioco e dalle donne, insomma non mi pare che ci sia tutta questa differenza tra le esistenze dei due generi ufficiali, però a lamentarsi torna sempre utile, qualcosa in più la si ottiene sempre, magari le quote rosa nei posti statali. Poi sarebbe ora di farla finita per quanto riguarda i posti di lavoro nelle aziende private, l'imprenditore ha il diritto di remunerare di più chi gli aggrada, certo se poi è così fesso da pagare di più i lavativi o le persone a lui simpatiche il fallimento dell'azienda è sicuro.
Però che bello quando per l'8 di marzo si scriveva qualcosa con l'immancabile mazzo di mimosa lassù, in alto, a sinistra !
per fortuna che ancora c'è chi studia i comportamenti e ce li comunica
1 commento:
Voglio essere volgare apposta ma non per mancarti di rispetto a te al tuo blog.
ma tutto cio' e' dovuto al fatto che: anche il *cazzo* vuole la sua parte,non si vive di solo amore.
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