Ogni tanto torna a galla la vicenda del bu-bu-bu-bubbu che alcuni burloni lanciano in coro dagli spalti dei rancorosi stadi dove si gioca a palla. Pare che ci siano persone che tutte le domeniche, pagano il biglietto proprio per questo, per poter sfogare le loro qualità canore senza percepire alcun compenso, anzi rimettendoci la spesa per il biglietto e per i mezzi di trasporto. Poi ci sono altre persone che si intromettono in questo gioco tra le parti, per riempirci giornali e trasmissioni televisive ingigantendo la cosa per obnubilare le menti dei più estroversi fomentandoli al necessario schieramento da una parte o dall'altra con una delle due oggi riservata ai razzisti fascisti sarviniani.
Ma una sana risata no, non vi viene spontanea?
In definitiva, se un artista si degna di scendere in campo per raccattare tonnellate di quei soldi che quei gentili spettatori sborsano per potersi sfogare come facevano i loro avi dell'antica roma che frequentavano gli anfiteatri tipo il colosseo, perché mai poi uno si deve lamentare se non viene apprezzato per le sue qualità artistiche? Insomma le tonnellate di soldi che gli passano i buzzurri le apprezza, ma poi si offende se qualcuno che, conoscendo il soggetto, si diverte a farlo incazzare?
Perché poi, con tutti i problemi che affliggono NOI che produciamo il benessere nazionale, per decine di giorni dobbiamo sopportarci tutte le cazzate che sparano i vari predicatori che ci tengono subito a dividere gli ascoltatori nelle famose due classi? Ma perché separare sempre nelle due classi? Perché non ci deve essere la terza classe, quella a cui appartengono tutti coloro che se ne sbattono i cojjoni di queste quisquilie e che ancora hanno un cervello autonomo per autoclassificarcisi?
Insomma, anche se fosse vietato per legge fare bu-bu-bu-bubu, quelli poi farebbero cu-cu-cu-cucu perché l'ambiente è adatto per farlo, mica siamo in un teatro lirico e poi mica è detto che viene fatto solo ai colorati di nero, magari in cina lo fanno ai bianchi ed in africa agli indiani ed incazzarsi o meno è solo questione di senso dell'umorismo.
A proposito di classificazioni tanto care ai predicatori, mi sovviene il fatto de Giovanni er pecoraro, così amato dagli educatori dei pargoli per le sue famose raccomandazioni, quando ancora i pecorari non erano solo produttori di latte, ma la sera mungevano e facevano ricotta e formaggi. Così il Giovanni agli avventori che gli chiedevano un po' di ricotta con la scusa di volerla assaggiare rispondeva educatamente senza dividerli nelle famose due classi :
"la ricotta nfuscellata, nun se po dà si nun è pagata"
e a quelli più invadenti che insistevano: "ma dammela senza nfuscellà"
lui categorico finiva: "quella senza nfuscellà nun se po dà"
siate sempre consapevoli delle vostre dimensioni, non sottovalutatevi
3 commenti:
Giovanni faceva giustamente i suoi interessi.
gli ammaestramenti del Giovanni usati per secoli nelle campagne erano chiari a tutte le menti ed al contempo risolutivi, molti di essi li ho riportati anche nel programma del mio partito degli under 70.000 e sono attualissimi
a Frà er bobbolo per fallo emancipà da sta gnoranza atavica lo devono da educà, fallo studià e mannà ar VAGINAMUSEUM.at - HOME http://www.vaginamuseum.at/home
che sennò tutta sta cultura millenaria de noantri se ne va a fasse fotte.
e non me fa dì altro.
pe ppiacere !
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