9 mag 2019

Maggio ancora una volta

Ed anche il primo di maggio se n'è andato, come al solito, in campagna, gustando le fave tra noi attempati, che la campagna non è apprezzata dall'adolescenza ai primi capelli bianchi, ricordo ancora quanto mi incazzavo quando mio padre mi chiedeva di annaffiargli l'orto quelle rare volte che lui era fuori città per lavoro. Le fave, si sa, non son cibo per tutti, ricordo ancora il terrore del mio caro maestro, il Pitagora, solo al sentirne parlare e tutti i potenti che lo interrogavano incuriositi dall'atteggiamento, addirittura la mia amichetta adolescenziale, la Timica, che si morse la lingua staccandosela e la sputò in faccia a Dionisio pur di non rivelare niente e dire che era incinta del nostro primo bambino e la torturavano convinti che avrebbe parlato. Di certo ci deve essere qualcosa di grosso, di inconfessabile nel campo di fave, come quello che c'è sotto il mistero della chiusura delle varie stazioni della metropolitana qui a Roma per via delle scale mobili, dicono, come se il bobbolo non si chiedesse il perché oggi sia vietato usufruire delle scale normali come si faceva nei tempi andati della nostra misera gioventù. Il mio maestro Pitagora di certo soffriva di favismo ma si vergognava ad ammetterlo, non voleva essere d'intralcio ai contadini che avrebbero dovuto smettere di coltivarle per non essere soggetti a multe ed incriminazioni  con tanta bella ciccia pe' l'avvocati ed anche per i notai qualora occorresse il consenso scritto e registrato.
Insomma in altri tempi quando la gente aveva ancora tempo per pensare, sulle fave si disquisiva, Aristotele era convinto che Pitagora le considerasse impure per la loro somiglianza ai genitali maschili, per cui mangiarne i semi era come cibarsi di immondi testicoli, Plinio e Cicero poi le attribuivano effetti superiori a quelli dell'erba odierna. Il compagno di tanti giochi, Teofrasto le metteva tra le cose infernali per via dell'odore che per lui era come quello del liquido seminale ed è per questo che a maggio si celebravano i lemuria per allontanare gli spiriti dei morti che ormai venivano considerati tutti malvagi per via del fatto che non portavano regali nelle loro visite.
Diciamo che le fave, come i pomodori vanno mangiate appena staccate dalla pianta per poterle apprezzare e di certo tutti quei gran pensatori vivendo in città non avevano il tempo per raccoglierle di persona personalmente, per cui mangiandole il giorno dopo che il contadino le aveva raccolte, ignoravano la loro vera sostanza e disprezzandole loro, il contadino poteva goderne. Compiuto il sacro rito della fava adesso non ci resta che aspettare il ritorno delle lucciole e speriamo che non abbiano provato a risorgere durante questa settimana di freddo invernale morendo e privandoci della gioia dei loro voli festosi.

per il piedino esigente

4 commenti:

TADS ha detto...

bella lezioncina sulla fave, interessante

Francesco ha detto...

è che mi rendo conto che mangiare fave buone non è semplice

Sara ha detto...

Nella Magna Grecia erano molti a soffrire di favismo.

pasqualedimario ha detto...

a Frà l'oligarchia greca degli under 70.000 me rammenta tanto la cattomassoneria che più o meno saranno suppergiù la stessa cifra ma mo' le fave te le devi gustà solo a sud de roma perchè già a torino che so' mezzi crucchi quanno glie parli der baccello te se portano in pretura.

scusi signorina posso offrirle una fava ?

La rivolta delle catcalls di Torino: ora le molestie verbali finiscono scritte sull'asfalto - Repubblica.it

https://torino.repubblica.it/cronaca/2019/05/12/news/la_rivolta_delle_catcalls_di_torino_ora_le_molestie_verbali_finiscono_scritte_sull_asfalto-226057399/?ref=RHPPBT-BH-I226060684-C4-P14-S1.4-F4#gallery-slider=226057886

a Frà qualche ripasso de ginnastica vaginale non fa mai male