23 ott 2025

Destra sinistra et centrum

Continuano a chiacchierare senza risvolti od accenni concreti. Hanno preso il vizio del predicatore che promette tutto a tutti e così piano piano ti ha ridotto i lavoratori allo stesso livello dei barboni, togliendogli le mutue ed assegnando la gestione della spesa sanitaria ai politici. Facendo andare nella spesa previdenziale anche quella assistenziale e così parlano di pensioni anche quando si tratta di puri assegni di assistenza elargiti con i soldi dei lavoratori a coloro che nella loro vita non hanno mai avuto la fortuna di poter lavorare e versare contributi (quali i figli dei commercianti, dei benestanti, le mignotte e chi può dire di non aver mai lavorato fino ai 62 o 67 anni che siano stabiliti).  Ma se nel 95 avessero cominciato a stabilire (non a pensare) che la pensione di reversibilità lo stato italiano la paga solo nella percentuale dell’1 per cento per ogni anno che la coppia ha vissuto assieme forse oggi ci sarebbero i soldi per affrontare lo scalone inflazionistico e meno paraculi/e vedovi/e di tanti vecchietti/e a riscuotere pensioni per altri 50 anni alla faccia del lavoratore usurato. 

E’ nobile per uno stato pagare pensioni di reversibilità, ma si dovrebbe conoscere un minimo di matematica prima di essere autorizzati a sparare leggi che portano ai 3.000 miliardi di debiti sul gobbo dei sudditi contribuenti in quanto sul letto di morte il pensionato o la pensionata hanno sposato la loro amata nipotina o nipotino trasmettendo a loro, per la durata di tutta la loro giovane vita,  il 65% della loro pensione inps. ed abbiamo visto che la cosa è voluta sia dalla sinistra, dalla destra e dal centro, così come è successo con il furto delle case tra i mortidifame che continua imperterrito nonostante il Mario ora ne parla solo dopo la mezzanotte, forse perché son cambiati i caporioni.

Usando la matematica poi, quando l'inflazione aumenta, automaticamente si deve diminuire la trattenuta irpef sugli stipendi, in quanto lo stato con l'aumento dei prezzi incassa molto di più con la IVA, ma questo fatto essendo matematico è molto duro da far capire al bobbolo, meglio regalare a tutti 100 euro lordi l'anno e aspettare un bel riscontro positivo alle elezioni, quando invece 1000 euro del 1 gennaio 2005 corrispondono a 1400 euro del 31 dicembre 2024 come da grafico con in ascisse il tempo ed ordinate il valore

chissà perché queste notizie non vengono divulgate e prese ad esempio


2 commenti:

Anonimo ha detto...

Il guaio è che non si tratta più di destra, sinistra o centro. Si tratta di un’unica azienda pubblica di illusionismo, che da decenni campa distribuendo carità con i soldi di chi lavora. Lo chiamano welfare, ma è un mutuo forzato a tasso variabile.
L’Italia ha trasformato il concetto di “solidarietà” in un parassitismo istituzionale. I contributi non finanziano più la previdenza ma la propaganda. Il lavoratore non paga per avere un futuro: paga per consentire al politico di dire in TV che “nessuno sarà lasciato indietro”. Già, nessuno tranne chi lavora. E intanto la matematica resta quella che non si insegna: nel ’95 bastava un calcolo per capire che il sistema a ripartizione sarebbe saltato. Ma hanno preferito far finta di niente, inventandosi l’ennesimo maquillage semantico: “riforma Dini”, “equità intergenerazionale”, “sostenibilità”. Parole belle, dette con voce ferma, da chi aveva già messo in conto che saremmo finiti a pagare pensioni a chi non ha mai versato un euro. Prendi la reversibilità: in teoria un atto di civiltà, nella pratica un meccanismo di perpetuazione della rendita. C’è chi si sposa a 80 anni con una trentenne e lo Stato, con l’aria di un notaio stanco, firma l’assegno vitalizio per altri quarant’anni. L’amore eterno, garantito dall’INPS. Ma nessuno parla dell’altra faccia: i lavoratori autonomi massacrati dai contributi, i dipendenti precari che non matureranno mai abbastanza anni per una pensione decente, le donne che saltano fuori dal mercato del lavoro e vengono punite due volte, con lo stipendio basso e la vecchiaia da povere. E poi l’inflazione, la tassa più vigliacca di tutte. Ti prosciuga in silenzio, mentre ti convincono che “il Paese riparte”. Riparte sì: ma come un vecchio motorino truccato, a spinta, con dentro benzina avariata e l’IVA al 23%. E come se non bastasse, la grande genialata: l’assistenza mescolata alla previdenza. Così nessuno capisce più chi paga cosa, e quando lo Stato va in rosso la colpa è sempre “dei pensionati troppo longevi”. No, la colpa è di chi ha costruito una macchina che brucia più di quanto produce, e ogni anno fa finta di scoprire che il serbatoio è vuoto. È tutto un teatro contabile: i bonus diventano “diritti”, le tasse “contributi”, i tagli “razionalizzazioni”. E i cittadini applaudono, come al varietà del sabato sera. In fondo, dopo vent’anni di talk show, non ci si aspetta più una soluzione, ma solo una buona battuta. Nel frattempo, chi parla di “riforme strutturali” vive di rendita parlamentare. Chi lavora davvero, invece, paga la luce, la spesa, le accise sulla benzina inventate per guerre dimenticate, e poi si sente pure dire che “manca la produttività”. Ma forse è proprio questo il segreto dell’equilibrio nazionale: tenere il popolo in bilico tra l’illusione di essere salvato e la certezza di essere fregato. E così, mentre discutiamo se dare la colpa a destra o sinistra, il centro incassa. Sempre lui, sempre al centro, come la cassa.
G

fracatz ha detto...

Bene G. ormai con te non c'è più nulla da dire, da spiegare, non dico di iscriverti al mio partito, tanto saremmo in 3 io te e er prof. Ciompi che ancora imperterrito. quasi centenario resiste e vive con la pensione passata da una mela al giorno a mezza.
Ormai sarebbe meglio riportare qui la silvana o meglio qualche sua amica e parlare di altri argomenti nonostante il tempo abbia smorzato gli ardori, almeno ce potrebbe scappare qualche risata