19 giu 2025

Tette, tettine, tettarelle, tettone

 "Donne senza tette non governeranno mai il mondo!"   Più o meno così potrebbe tradursi in Italiano questo vecchio detto inglese "women without boobs will never rule the world" che da ragazzo lessi grafitato in un bagno del Boulderado hotel in quel lontano paese nel Colorado con l’immancabile italianissimo “il catzzo del toro fuggito dal gregge nel cul si conficchi dell’imbranato che qui legge”. Mi colpì così tanto la saggezza anglofona contro la sgangherataggine goliardica della nostra frase cameratesca, che ancora dopo 40 e più anni ne ho ricordo. Comunque tutto finisce sulla terra ed anche per questo detto così vero a quei tempi, grazie all’era delle protesi al silicone credo non ci sia più spazio dietro le porte dei cessi americani. 
(Ma è possibile che il catzzo del toro possa essere giunto persino in America?  Ma chissà la situazione nei paesi orientali che purtroppo non ho mai visitato)

eh cunny, cunny per chi non lo sa, poi quanno passa ride tutta la cittààà    

14 commenti:

Franco Battaglia ha detto...

Dipende soprattutto dal livello dei pessimi motel frequentati dal bobbolo, che giusto quelli può permettersi nell'unica trasferta transoceanica della propria incolore esitenza tra gli escrementi di Torvajanica e botte de vita tra la fanga di Fano marittima.

Anonimo ha detto...

Ahahah
Sono obsoleto e a me_mi piacciono ancora le donne repubblicane!

UUiC

allegropessimista ha detto...

Ci sono ragazze senza tette ma con un gran c... almeno quello ci vuole se vuoi governare il mondo

Andrea ha detto...

Chissà se pure nei cessi del G7, tra una stretta di mano e una conferenza sull’intelligenza artificiale, qualcuno ha scritto “women without boobs will never rule the world”. Magari accanto a un “peace and security” tracciato con un pennarello scarico, giusto per dare un tocco di realpolitik al water. Perché la geopolitica di oggi, a ben vedere, non è poi così distante da quella dei motel economici o delle cabine a Torvajanica: un mix di testosterone, narrazioni in saldo e ideologia da autogrill. Il potere si misura ancora a colpi di simboli, tra tettarelle in silicone e proclami sulla libertà, mentre intanto il popolo, quello vero, si arrangia con vacanze a rate e sogni in streaming. Altro che ordine multipolare: qui il bipolarismo è tra chi ancora crede che si governi con le curve e chi, semplicemente, non governa più neanche se stesso.

Andrea ha detto...

Eh no, ormai il culo non basta più. Serve il green pass morale, l’algoritmo del consenso, il profilo sostenibile e una laurea in comunicazione emozionale con master in storytelling lacrimevole. Il potere oggi non si conquista con le curve, ma con le curve dei dati. Altro che gran c…: per governare il mondo ci vuole una reputazione digitale da pornostar vegana, una newsletter settimanale sul cambiamento climatico e un profilo TikTok in cui si piange bene. E soprattutto ci vuole un forte tocco di follia, di quella seria, certificata e distribuita in comode dosi mediatiche: il potere non è più sexy, ma ha bisogno di essere hot nel feed, caldo nelle emozioni, e rigorosamente bollente per chi guarda senza capire.

Anonimo ha detto...

Altro che tettarelle, altro che culo: oggi il potere si presenta in giacca sartoriale con algoritmo nel taschino e commozione pilotata in diretta streaming. Le vecchie metafore sessuate del comando, tette, chiappe, muscoli e falli di bronzo, sono state rottamate come le cabine telefoniche: restano nei graffiti, ma il potere vero ha cambiato pelle. Ora è neutro, trasparente, sostenibile e perfino un po’ dispiaciuto mentre ti fotte. Non comanda più chi ha più attributi, ma chi ha il controllo dell’inquadratura, della narrazione, della reazione emotiva. E allora sì, forse quelle tettarelle avevano più onestà simbolica: almeno erano esplicite, mentre oggi ci governano le tettarelle algoritmiche, morbide, mutevoli, ma capaci di allattare intere generazioni con latte sintetico e retorica liquida. E quando ci accorgiamo che ci stanno ciucciando il futuro, è troppo tardi: hanno già avviato la campagna di comunicazione per farci dire che è colpa nostra.
G

Andrea ha detto...

Hai ragione sul latte sintetico e sulla narrazione, ma qui non si tratta solo di metafore: è la sostanza del potere che si è trasformata in ipnosi collettiva. Altro che “commozione pilotata”: siamo dentro una mutazione strutturale, e chi comanda davvero non ha più bisogno di mostrarsi. Vuoi degli esempi? Prendiamo il 4 dicembre 2016, referendum costituzionale: fu venduto come “modernizzazione”, ma era solo un trasferimento verticale del potere, con l'elettore ridotto a comparsa. Oppure l’8 agosto 2019, quando Salvini fece cadere il governo Conte I in pieno Papeete, convinto che bastasse un mojito per comandare: lì il culo non bastò davvero, e finì fuori dai giochi. Poi il 2020: la gestione pandemica in Italia ha mostrato il potere delle "tettarelle algoritmiche", come dici tu, i DPCM, i bollettini, il CTS, l'emergenza usata come surrogato del consenso. Ma il picco dell'inganno lo abbiamo raggiunto col PNRR: miliardi promessi nel nome della transizione e dell'inclusività, e intanto scuole che cadono a pezzi, sanità svuotata, e burocrazia moltiplicata. Questo non è solo potere travestito da cura: è occupazione permanente dello spazio pubblico da parte della tecnocrazia, senza volto e senza voto. Altro che tettarelle. Qui ci hanno messo direttamente il biberon in bocca, e dentro non c’è latte: c’è rassegnazione.

Anonimo ha detto...

Quando il 22 giugno 2025 abbiamo salutato per l’ultima volta il Maestro Pomodoro, re del bronzo, l’uomo che apriva le sue sfere per mostrarci che dentro il metallo scintillante c’era un core di fratture e ingranaggi, abbiamo avuto la prova definitiva che la nostra epoca è tutta patina e cavità. Perché da quel giorno, di bronzo non restano solo le sue sculture: è l’intero potere a essersi fuso in un guscio lucido, autoreferenziale, dentro il quale rombano meccanismi che nessuno osa più ispezionare. Dal referendum del 4 dicembre 2016 (venduto come “snellimento” e risultato un colpo di centralizzazione) al Mojito-golpe dell’8 agosto 2019 fino al PNRR-circus inaugurato il 13 luglio 2021 tra fanfare di digitalizzazione e sprechi certificati, abbiamo colato strati di bronzo su ogni falla del sistema, sperando che la lucentezza nascondesse la ruggine. Ora capiamo che non bastano più né tettarelle né gran culi: governano le superfici, i riverberi, gli hashtag metallizzati, mentre dentro le sfere si accumulano polvere e silenzio. La morte di Pomodoro ci ricorda che il vero artista spaccava il suo stesso metallo per far vedere il vuoto; il potere di oggi, invece, salda le crepe e ci invita ad ammirarne il riflesso. Ma sappiate che il bronzo, se non lo si lucida, ossida. E presto la patina diventerà macchia, rivelando a tutti che quella “transizione” di cui ci nutrono è solo un monumento all’immobilismo, levigato a dovere per sembrare eterno.
G

Andrea ha detto...

Che bel commento, Gianluigi. Hai dato voce al bronzo che ancora respira sotto la patina del nostro tempo. Non resta che ascoltare il rumore silenzioso delle crepe: forse è da lì che può nascere qualcosa di vero.

Anonimo ha detto...


In fondo va anche ringraziato, questo governo. Ci sta educando all’arte contemporanea del potere: superfici levigate, parole calibrate, strutture vuote dietro parvenze solenni. È Pomodoro rovesciato: lui apriva le sfere per mostrarci i meccanismi, loro le chiudono per farci riflettere solo la luce. Ci parlano di futuro e riforme come si parlerebbe a un bambino con in mano una tettarella di plastica: “Tienila, è nuova, è moderna, vedrai che funziona”. Intanto tagliano sulla sanità, affogano la scuola in sigle, e la giustizia si arrugginisce sotto il sole dell’indifferenza. Ma il tono è garbato, l’inquadratura è corretta, la carezza arriva prima del colpo. E noi, ipnotizzati, ci lasciamo scivolare addosso il bronzo dell’illusione.
G

Andrea ha detto...

Hai perfettamente ragione a parlare di superfici luccicanti e inganni ben confezionati: questo governo ha saputo elevare l’arte dell’illusione a metodo di governo. Ma oltre la retorica, restano leggi molto concrete che colpiscono chi ha meno. L’abolizione del Reddito di Cittadinanza, in vigore dal 1° gennaio 2024, ha lasciato indietro oltre 850.000 famiglie, rimpiazzandolo con strumenti burocratici come l’Assegno di Inclusione che seleziona e frammenta, mentre i poveri scompaiono dalle statistiche. La riforma dell’ISEE ha escluso dal calcolo i titoli di Stato fino a 50.000 euro: un favore a chi ha già risparmi, un pugno in faccia a chi non li avrà mai. La riforma sulla disabilità, promessa e sbandierata, è stata rinviata al 2027, come se chi ha bisogni urgenti potesse vivere di proroghe. E intanto il Parlamento viene svuotato da un governo che preferisce legiferare con decreti-legge: oltre 100 in meno di tre anni. È il bronzo del potere che si lucida a ogni conferenza stampa, ma dietro resta vuoto. Altro che tettarelle e culi: qui ci stanno prendendo per fame e per stanchezza, con una carezza che nasconde sempre il colpo.

Anonimo ha detto...

È curioso come oggi il vero potere non passi per le curve, ma per i riflettori. Il nostro governo sa bene che una giacca lucida, un titolo favorevole in copertina e un maxi-stipendio da influencer istituzionale valgono più di ogni riforma. Di fatto, RAI, quella che dovrebbe essere un servizio pubblico, è diventata teatro di una “rivoluzione culturale” orchestrata dall’alto: nomine amiche, levigate carezze mediatiche, e programmi allegri su Marinetti e il nazionalismo, mentre scompaiono i contraddittori e le inchieste scomode. Negli ultimi mesi si sono moltiplicate le proteste interne e gli scioperi tra i giornalisti, preoccupati per un’informazione sempre più filtrata, sempre meno libera: monologhi antifascisti cancellati, voci indipendenti silenziate, e una linea editoriale che pare tracciata direttamente dal potere esecutivo. La domanda non è se il governo ora controlla i media, ma fino a che punto userà questa patina riflettente, gentile, ma implacabile. Ogni applauso in diretta, ogni titolo concordato, ogni rinvio del dissenso diventa un colpo alla sostanza democratica. E così, mentre ci offrono il metallo lucido di una narrazione rassicurante, sotto i riflettori scivola via la sua polvere più preziosa: la verità.
G

Andrea ha detto...

Già, oggi il potere non ha bisogno di censurare con la forza: basta blandire con la luce. Nessuno vieta, tutti “armonizzano”. L’opinione non si spegne: si sfuma. L’informazione non si reprime: si diluisce. Il capolavoro è che molti giornalisti si autocensurano prima ancora che arrivi l’ordine. E così la libertà di stampa non muore in diretta: svanisce lentamente, tra un talk ben confezionato e un applauso fuori campo.

UnUomo.InCammino ha detto...

Il PNNR è una delle più grandi creazioni di tossicodipendenza da debito.
Tutti soldi a prestito spesso usati per progetti inutii se non dannosi.
Uno stato - Europa sempre più statalista, spacciatori per tossicodipendenti da deficit e debito.
C'è qualche sciocco che blatera di neoliberismo.