
A volte succede, che mentre vi appassionavate nelle vostre ricerche spirituali più gradite, il solito furbetto nella terra dei caki invece si faceva bene le sue cosine, i cazzi sui per capirci meglio.
Ero tutto preso nel cercare la soluzione migliore per il piccolo tempo di vita rimastomi, tanto da pensare se fosse meglio trasformarmi in neutrini e spostarmi alla velocità della luce per guadagnare qualche secondo in più di vita da passare poi in un universo parallelo dove magari il tempo scorre al contrario, tanto da riportarmi indietro negli anni e riuscire a rientrare nell'utero della mia dolce mamma, quando l'occhio invece mi capita su questa notizia capace di riportarmi immediatamente nella nostra triste realtà giornaliera, regalataci dai nostri attuali caporioni scelti anche questa volta dal nostro dolce caro amato variegato generoso immaginifico bobbolo di destra sinistra e centrum.
Ma come, diche ie, abbiamo stroncato gli ospedali, le scuole, non ci sono soldi per le case bobbolari e tu foraggi, ovvero butti soldi per queste cazzate?
Già mi rodeva il culo perché questo paraculo era venuto da noi, usufruiva delle nostre mense dei poveri (a detta dei nostri mezzi comunicativi) e poi ammazzava moglie e figlioletta tanto da farsi rincorrere dalla nostra sensibile justicia che lo vuole indietro dalla grecia cosicché il nostro amato bobbolo possa mantenerlo in un carcere a vita e poi vengo a scoprire della sua paraculaggine al confronto della quale gli imbroglioni del reddito di cittadinanza appaiono come dilettanti.
Che figura de merda, ancora soldi agli amici degli amici mentre il bobbolo aspetta 2 anni per una visita medica, il bobbolo dovrebbe ora aspettarsi almeno il taglio delle mani ai ladri che hanno contribuito o si accontenterà delle solite chiachiere?
I soldi non dovrebbero buttarsi mai, neanche se ne avessimo in abbondanza ed il bobbolo deve pretendere delle punizioni esemplari ai caporioni che lui si continua a scegliere ogni 5 anni, specialmente in questo caso in cui si regala una consistente fetta della torta ad un cittadino di un altro paese, quasi a voler ricambiare tutti quei pacchi di cibo che ci diedero loro dopo la fine della guerra, sui quali però era scritto chiaro e nella nostra lingua: "Dono del popolo Americano".
solo per i lettori maschi e minorenni
23 commenti:
E pensare che a furia di “fare attenzione” ci siamo ritrovati col portafogli vuoto e le mutande giù. Rexal Ford è il testimonial perfetto dell’Italia attuale: mangia alle mense dei poveri, poi stermina la famiglia, fugge in Grecia e noi, anime belle, lo inseguiamo col cuscino in mano per assicurargli una cella e tre pasti caldi a vita. Ma non basta: prima di andarsene aveva anche ottenuto un bel finanziamento da centinaia di migliaia di euro per un film che non ha mai finito, anzi, forse nemmeno iniziato. E lo Stato pagava, fiducioso, perché a volte basta una sceneggiatura farlocca per aprire il rubinetto del “tax credit” e bere a garganella. Intanto il bobbolo aspetta due anni per una TAC, ma guai a dire che siamo nella fogna: c’è sempre un esperto in TV a rassicurarci che “va tutto bene”. E se ti lamenti, sei populista. Ci hanno promesso i tagli: non alle frodi né agli sprechi, ma alle mani dei ladri. Ma si sono scordati di specificare che i ladri stanno dall’altra parte del microfono, o siedono nei tavoli dove si distribuisce la torta. Il popolo invece, ogni cinque anni, si taglia da solo le coronarie. E applaude.
Il bello Andrea, non si tratta nemmeno più di “emergenza” o “caso limite”: è sistema, è prassi, è core business del declino. Uno chiede un tax credit per un film inesistente, viene premiato con un bonifico pubblico, ringrazia uccidendo moglie e figlia, scappa all’estero e lo Stato italiano, con zelo e servilismo, si mette in moto per riportarselo a casa, non per giustizia, ma per mantenerlo in carcere come se fosse un ospite in mezza pensione. E intanto chi ha truffato e chi ha autorizzato, promesso, firmato, erogato… tutti a posto. Nessuno paga. Anzi, magari nel frattempo stanno già progettando un altro film, magari ambientato in un’Italia in cui i coglioni pagano e i criminali fatturano. Il titolo? “Il grande raggiro, finanziato dal Ministero della Cultura, patrocinato dal Popolo Sovrano”. Epilogo già scritto: nessuno si dimette, nessuno si vergogna. Solo il bobbolo si arrabatta tra visite mediche negate, affitti impossibili, figli disoccupati e mutui da strozzini. Ma guai a reagire, ché poi ti danno del giustizialista. Tanto alla fine c’è sempre un talk show dove il criminale diventa “fragilità sociale” e il fesso sei tu che lavori, voti, paghi le tasse e muori in sala d’attesa.
G
E poi ci dicono che è stato “un errore”, “una svista”, “una catena di disattenzioni”. No, non è un errore: è la regola non scritta di uno Stato che premia i furbi, accarezza i criminali e tartassa i cretini. Non c’è nulla di eccezionale in questa storia: è solo un’altra pagina del Manuale del Tradimento, versione aggiornata. Tradimento dello Stato verso chi ci crede ancora, verso chi lavora, paga, aspetta, vota, spera. Ford è solo un ingranaggio, il risultato naturale di un sistema dove il furto è competenza, la truffa è progettualità e il crimine è differenza culturale. Intanto, se ti azzardi a contestare, sei “disinformato”, “razzista”, “complottista”. E se provi a reagire, ti mandano un funzionario a spiegarti che è tutto in regola, anche quando ti stanno sfilando il portafoglio da sotto la giacca. Non è solo una figura di merda: è un sistema fondato sulla merda, impastata con i bonus cultura, i finanziamenti pubblici, e l’ideologia della colpa rovesciata. E a chi ancora chiede giustizia, rispondono con un hashtag.
Eccolo, senza anestesia Andrea, l’ennesima scena di questo film-truffa in cui gli unici a pagare il biglietto, a prezzo maggiorato, siamo noi. Rexal Ford non è l’eccezione, è il logo ufficiale di un Paese dove il Ministero della Cultura distribuisce tax credit come coriandoli a carnevale, i burocrati timbrano sulla fiducia, i politici applaudono in conferenza stampa e i media impastano la merda con lo zucchero per farla sembrare tiramisù. Il copione è collaudato: chi firma il finanziamento “sbaglia modulo”, chi incassa si dilegua con la sceneggiatura fantasma, chi dovrebbe controllare fa spallucce perché “mancano le risorse”, le stesse risorse che magicamente ricompaiono quando c’è da garantire assistenza legale, vitto, alloggio, canali satellitari e dieta personalizzata all’assassino di turno. Intanto, se tu non versi quattro euro di bollo auto ti pignorano l’ombrellone in spiaggia; se un pensionato si ammala deve prenotare la TAC nell’altra vita; se un insegnante chiede carta igienica per la classe deve presentare un progetto PNRR. Questa non è solo complicità, è una catena alimentare: in cima i predoni col tesserino, sotto i predoni col casellario, alla base i tonti col 730 in mano. E ogni volta che qualcuno osa chiedere conto di sprechi, frodi e morti ammazzati, partono i comitati d’accoglienza con le loro parole-camomilla: inclusione, fragilità, complessità. Traduzione: zitto e paga, ché l’Italia è la patria del bello e quindi del ladro. Ma ricordatevi: quando arriverà il redde rationem non basteranno più gli hashtag e le conferenze stampa; serviranno le ricevute di tutto quello che avete sottratto, un centimetro di intestino alla volta, al popolo che finge di addormentarsi ma intanto affila i coltelli dell’odio sociale. Non ci sarà pietà, perché la pietà ve la siete già mangiata insieme ai finanziamenti, alle rate dei mutui altrui e al futuro di chi vi mantiene.
G
E adesso ci dicono che “bloccano i finanziamenti”, proprio come hanno mandato in pensione la mitica dottoressa Brunella Vercelli: vent’anni di poltrona dorata a Palazzo Chigi, stipendi d’oro, studio privato sempre chiuso, pazienti fantasmi e un emendamento su misura per prolungarle la cuccagna. Quando Report ha bussato alla porta, puff… miracolo: pensione express e comunicato ASL. Stesso copione dei tax-credit milionari ai film fantasma: prima spalancano il bancomat, poi, quando la puzza arriva in TV, fingono stupore, tagliano il nastro tricolore della “moralizzazione” e chiudono il rubinetto che avevano aperto loro. Intanto il bobbolo resta senza TAC, senza medici di base, senza cinema e senza vergogna di chi firma i decreti ad personam.
Magari con tutta questa pubblicità, se fanno uscire il film che dicono aver girato qualcuno lo guarda e recuperiamo qualche soldo
Questo criminale e assassino è riuscito a scipparci un milione di euro. Noi abbiamo lavorato una vita e abbiamo due pensioncine da morti di fame. Per arrivare alla fine del mese devo fare i doppi salti mortali e poi leggo questa notizia che ha il potere di rovinarmi la giornata. Ciao.
Hai ragione, Allegropessimista… non avevo considerato l’indotto dei popcorn. Magari con questa pubblicità ci facciamo pure un sequel: “Il ritorno del tax credit”, vietato ai minori di 18 anni e ai contribuenti onesti. Alla fine, tra biglietti, popcorn e Coca Cola sgasata, forse rientriamo delle spese… o almeno paghiamo metà stipendio al cassiere del cinema. In fondo siamo un popolo generoso: prima gli diamo i soldi per girarlo, poi pure quelli per guardarlo. E se avanza qualcosa, ci compriamo il fazzoletto per piangere.
G
Alla fine non importa se il film l’hanno girato o no… tanto la fiction vera siamo noi, ogni giorno in sala a guardare questa commedia all’italiana senza trama, senza regista e senza un finale decente. Con la differenza che qui non ci sono effetti speciali, solo effetti collaterali. E i protagonisti? Sempre gli stessi: i furbi col finanziamento, i politici col sorriso di plastica e il bobbolo seduto in platea che paga il biglietto, compra i popcorn, si commuove e applaude pure quando la pellicola si inceppa. Il problema è che di questo film non si salva nessuno… nemmeno lo spettatore.
Infatti Andrea, 🎬 “In Italia non servono sceneggiatori: basta riprendere la realtà. Il problema è che qui i film finiscono sempre con i titoli di coda… sui nostri conti correnti.”
G
Sai cosa mi fa più rabbia leggendo di questi finanziamenti buttati nel cesso per film che non esistono? Che intanto un uomo come Alvaro Vitali è morto isolato, dimenticato, svuotato di dignità. Eppure Vitali un film lo girava davvero, magari con quattro lire e sceneggiature scritte su un tovagliolo, ma almeno faceva ridere chi non aveva niente, chi viveva nei palazzi scrostati e negli scantinati senza riscaldamento. Oggi invece i soldi veri vanno a chi non gira nulla, a chi non fa ridere né piangere né pensare, ma sa solo compilare moduli, produrre preventivi, fatturare il nulla e sparire.
La verità è che Alvaro Vitali era uno specchio: ci restituiva l’immagine di un’Italia volgare, ignorante ma viva. Questi qui invece riflettono un’Italia morta, finta, senza più neanche la voglia di ridere della propria miseria. Vitali faceva ridere la gente mentre sputava sangue per lavorare, loro fanno ridere le banche mentre si mangiano fondi pubblici e dignità collettiva. E quando muori isolato, come lui, l’unica cosa che ti resta è la misura esatta di questo Paese: un funerale con pochi amici veri e milioni di ipocriti pronti a piangere sui finanziamenti mancati per il loro prossimo film inesistente.
mizzica, questa su Pierino (P maiuscola obbligatoria anche se io sono soltanto Piero e faccio ridere in modo più complicato) è davvero forte per quanto verissima
Grazie Piero, con la P maiuscola, perché anche far ridere in modo complicato è un dono che pochi hanno e ancora meno capiscono. Pierino faceva ridere con una pernacchia, tu con un concetto, ma alla fine il risultato è lo stesso: strappare un sorriso a chi vive schiacciato. E oggi, tra film mai girati e vite mai vissute, chi sa far ridere senza rubare resta l’unico vero artista. Buona giornata… e ricordiamoci che la P maiuscola serve sempre, soprattutto quando il resto del mondo scrive solo con la minuscola dell’ipocrisia.
Alla fine, il mondo della cultura in Italia è come un pozzo senza fondo: butti dentro soldi pubblici sperando di tirar su un film, e invece tiri su sempre la stessa cosa… un secchio pieno d’aria e qualche fattura gonfiata. E guai a dire qualcosa, perché subito partono i piagnistei: “Così si uccide il cinema italiano!”. Ma quale cinema? Quello che non gira film, ma gira solo i soldi? Quello dei registi fantasma, dei produttori senza scrivania, degli attori presi a giornata come comparse di un funerale culturale?
Il vero spettacolo è vedere come riescono a venderti la miseria come arte. E intanto chi ha davvero talento resta a casa, a scrivere storie che nessuno produrrà mai perché non hanno amici nei ministeri o nei fondi regionali. Questa non è cultura, è clientelismo con i sottotitoli. E la cosa più tragica è che, a forza di finanziare il nulla, ci stanno togliendo pure la voglia di sognare. Perché il cinema, quello vero, nasceva per far sognare il popolo. Oggi invece lo usano per fotterlo meglio.
G
Vabbè G, andiamo avanti...
1. Il caso Boccia–Sangiuliano (settembre 2024)
Il ministro Gennaro Sangiuliano è stato costretto a dimettersi dopo che la sua amante, Maria Rosaria Boccia, si è autodefinita “consulente per i grandi eventi” del ministero, nomina poi smentita ma confermata dai social e documenti.
Il ministro in lacrime e in diretta su TG1 ha cercato di difendersi dicendo di non aver speso “un solo euro del ministero” per lei.
Boccia ha pubblicato boarding pass, audio e fotografie che la ritraggono in riunioni riservate e in viaggi ufficiali.
Poco prima delle dimissioni, Sangiuliano ha firmato 18 nomine per una commissione da 50 milioni destinati alla cinematografia, favorendo amici e militanti di FdI.
2. Le gaffe storiche:
A Taormina dichiarò che Colombo circumnavigò la Terra grazie alle teorie di Galileo, che nacque 72 anni dopo.
Ha posizionato Times Square a Londra Ammise intimamente di non aver letto nemmeno i libri candidati al Premio Strega, pur essendo nella giuria.
3. Il dopo-Sangiuliano
Meloni ha difeso pubblicamente il ministro, ma infine ha accettato le dimissioni, sostituito da Alessandro Giuli.
Questo è il quadro Andrea: politici amici che straparlano di cultura e racconti “sovversivi”, spiano dati riservati, firmano consulenze a insaputa di tutti, assegnano fondi milionari e poi scompaiono tra le poltrone. Mentre il ministro recita un rosario di incompetenza scientifica (Colombo+Galileo), nomina 18 fedelissimi su un piatto d’oro da 50 milioni, e porta l’amante in ufficio, tu cittadino, guardi, sbigottito, e intanto il cinema vero affoga nella miseria.
È uno spettacolo talmente grottesco che nemmeno nei peggiori racconti di consumismo culturale. Un’orgia di arroganza, ignoranza e squallore finanziario: dietro le veranda patinate si smistano fondi pubblici come se fossero noccioline, e poi ti ricordano che “non è cultura da tagliare”. La morale? Se questa è la cultura sotto Meloni, meglio smettere di chiamarla cultura.
G
Ecco i fatti concreti sulle 18 nomine operate da Gennaro Sangiuliano prima di dimettersi, e i €50 milioni gestiti dalla commissione cinema:
Prima di uscire di scena, Sangiuliano ha firmato un decreto per nominare 18 membri della commissione che gestirà i contributi pubblici alla cinematografia, un aumento notevole rispetto alle 13 nomine del precedente ministro Franceschini.
Budget ampio: circa 50 milioni di euro ,la commissione selezionerà i progetti audiovisivi da finanziare con fondi pubblici, con una dotazione economica intorno ai €50 milioni.
Compensi per gli incaricati, per la prima volta, ciascun commissario riceverà un compenso di €15 000 annui, una novità nel sistema delle commissioni MiC.
Chi c'era nella commissione:
Tra i nomi più discussi figurano:
Giornalisti e giornalisti “di area” come Francesco Specchia (da Libero)
Critici noti come Paolo Mereghetti e Valerio Caprara
Professionisti vicini al centro-destra: Pier Luigi Manieri, Stefano Zecchi, Giacomo Ciammaglichella, Massimo Galimberti, Pasqualino Damiani, Valerio Toniolo.
Persone legate a Sangiuliano o a esponenti vicini al governo: Manuela Maccaroni (allora presidente dell’Osservatorio per la parità di genere), Silverio Sica (legale e fratello del consigliere al diritto d’autore), Beatrice Venezi (direttrice d’orchestra)
Sti cazzi Andrea, le nomine sono state fatte pochi minuti prima delle dimissioni, ignorando il nuovo ministro entrante? Non lo sapevo...grazie
Si Anonimo, Sangiuliano ha firmato un vero bottino di nomine e fondi, consegnando una fetta di potere a persone legate a lui e alla sua cerchia politica. Il tutto mentre il nuovo ministro non era ancora insediato, lasciando una situazione ingarbugliata e, a detta di molti, poco trasparente.
Di sicuro, un esempio lampante di come i soldi della cultura vengono usati anche (e soprattutto) per finanziare clientele.
Quindi Andrea, fammi concludere a me: Il solito gran finale all’italiana: un ministro della Cultura che, prima di mollare la poltrona, firma 18 nomine come se fossero gratta e vinci, piazzando amici, fedelissimi, giornalisti di area e figure decorative in una commissione che gestirà 50 milioni di euro di fondi pubblici. E non contento, regala pure a ciascuno un bel gettone di presenza da 15 mila euro l’anno, tanto per gradire.
Ma la vera opera d’arte non sono le nomine, né i soldi stanziati per film che forse non vedremo mai. La vera opera d’arte è la faccia di bronzo con cui riescono a venderti questa marchetta come “rilancio del cinema italiano”. Rilancio di chi? Di quelli che non hanno mai girato nemmeno un cortometraggio con l’iPhone, ma sanno compilare moduli e farsi amici nei ministeri.
Intanto i registi veri si fanno prestare la casa della zia per girare scene, gli attori fanno i camerieri per sopravvivere, e il cinema italiano continua a scivolare nell’oblio tra remake inutili e fondi mangiati dai soliti noti.
Questa non è cultura, è clientelismo con sottotitoli e musiche originali a spese nostre. E quando arriva un ministro nuovo, la prima cosa che trova sulla scrivania sono le nomine dell’altro, come un cane che marca il territorio prima di sparire. Ma tranquilli, la colonna sonora è pronta: si chiama “La Truffa Continua”, e sarà finanziata con i prossimi 50 milioni.
Eh si Anonimo, in Italia la cultura non si finanzia per far nascere opere,
ma per mantenere in vita parassiti.
È l’unico film che produciamo sempre…
e purtroppo non finisce mai.
A me, comunque, me pare che er bobbolo sia ben rappresentato, altro che quei mortidefame der partito degli under 70.000
Eh già, altro che under 70.000… qui il bobbolo è rappresentato alla grande: c’è chi ruba, chi applaude, chi si indigna per sport e chi si vanta di non aver capito niente. È un parlamento perfetto, specchio fedele del Paese. Alla fine, forse è vero: ogni popolo ha i ladri che si merita… e ci aggiunge pure il popcorn per guardarli meglio.
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